Il gioco dell'amore -lettura-

La lettura odierna, una volta tantum le carte sono state cristalline

Credo che questo sarà l'ultimo post "concreto" del 2011 (vi farò gli auguri, si, ma saranno post sostanzialmente stupidi e senza succo, penso).
Quindi, volevo concludere in bellezza con una lettura di tarocchi fresca fresca, fatta oggi pomeriggio.
Ho scelto di pubblicarla, perché era da tempo che le carte non mi davano un responso così concreto, di solito sono molto più fumose, ma oggi sono state incredibilmente schiette.

Mi è stata chiesta una predizione generica in campo sentimentale (è una tra le più gettonate), e ho utilizzato uno schema creato appositamente a tale scopo.
Dopo aver mescolto il mazzo sette volte e fatto tagliare al richiedente, si dispongono tre coppie di due carte come in figura, riga per riga (quindi non procedendo secondo le colonne),  e una settima carta alla fine.
La prima coppia è il passato, la seconda il presente e la terza un futuro prossimo. La settima carta è un consiglio o un'analisi generica delle predisposizioni e possibilità del consultante.
E' uno schema semplice, immediato e di rapida consultazione, che mi trovo ad usare spesso.

Passiamo ad analizzare le carte uscite (in figura)

Prima coppia - il passato -
  • Il Re di Coppe: questo Re è particolarmente legato alla famiglia (come tutte le carte di Coppe). E' un padre, un compagno, una figura che dona amore.
  • Il Diavolo: si tratta di un arcano maggiore dal significato complesso. Indica in generale un pericolo o cattive compagnie, mette in guardia contro le tentazioni e gli eccessi, può indicare egocentrismo ma anche passione sfrenata, vizi, incredibili capacità.
Questa coppia indica che nel passato c'è stato un uomo molto importante e amato, probabilmente marito e padre di famiglia, ma forse non così responsabile. In alternativa, può esserci stata una malattia o un'inclinazione negativa del suo carattere che ha rovinato il rapporto.


Seconda coppia -il presente-
  • L'Imperatore rovesciato: un secondo arcano maggiore. Può sempre indicare un uomo, ma sarà opprimente, ossessivo e immaturo, un legame che impedisce la libera espressione.
  • La Torre: terzo arcano maggiore dello schema, molto forte e altrettanto negativo. La Torre crolla, indicando un errore, un crollo psicologico o fisico, un fallimento.
Questa coppia dice chiaramente che la situazione attuale non può andare avanti così. C'è un uomo nella vita della richiedente che la sta danneggiando e portando verso il collasso, un rapporto negativo sotto ogni aspetto. Due arcani maggiori di fila sono sempre un segnale molto forte.


Terza coppia -il futuro-
  • Il Cavaliere di Bastoni rovesciato: il Cavaliere porta sempre con sè notizie o viaggi, i bastoni di solito in ambito lavorativo. Come persona può essere un nuovo collega o capo, ma così rovesciato non promette una persona onesta.
  • Il Sei di Bastoni rovesciato: questa carta è un cancello, rovesciata è un cancello chiuso. Indica timore, timidezza, imbarazzo e ostacoli.
Questa coppia conclude con l'avvertimento di guardarsi dalle nuove conoscenze nell'immediato futuro. Ci saranno altri uomini, ma la richiedente non è affettivamente pronta per affrontare una nuova relazione.


Settima carta -quadro generale-
  • La Regina di Spade rovesciata: le Spade parlano sempre delle paure del consultante. La Regina indica una donna molto forte e sicura, rovesciata prende una punta di veleno.
La richiedente è stata ferita dal passato, ed ora è pronta a difendersi, anche facendo del male a chi dovesse essere troppo insistente. Gli scrupoli stanno venendo meno. Assolutamente non aperta ad una nuova relazione.

E questo è tutto. Sono estremamente soddisfatto di questa lettura, anche perché si sposa bene con quella fatta immediatamente dopo ad una persona vicina alla consultante per quanto riguarda il futuro (un cavaliere in ogni lettura, un viaggio in vista... assolutamente vero).
Concludo dicendo che per chi volesse provare questo sistema di lettura, è semplice da memorizzare ma offre un quadro abbastanza completo.

Biancaneve

Non è la Biancaneve delle favole, ma è ugualmente indimenticabile

Eccomi di nuovo a parlare di un prodotto Lush. Provato per caso, visto che non mi ispirava... ma me ne hanno dato un campioncino e che facevo, lo buttavo? Non si butta via nulla.
Ero scettico, non mi aveva mai attirato. Sarà perché non ha un profumo così intenso, sarà perché ha un aspetto un po' anonimo, rispetto a tutti gli altri saponi del negozio, che, con i loro colori stravaganti, praticamente ti urlano "Ehi! Ehi tu! Prendimiprendimiprendimi!!!".
E invece... è la prima volta che un sapone Lush mi sorprende a tal punto.
Ah, il camponcino incriminato era un pezzetto del sapone Biancaneve.

Lush ci dice:
Quando Lush era piccolina e festeggiava il suo primo Natale (era tutta emozionata e le brillavano gli occhi!) Biancaneve già c'era. Per noi Lushini è come una zia tanto amata: senza di lei, niente da fare, non è un vero Natale! Quando avrete provato le sue premurose cure idratanti per la pelle capirete perchè. Quest'anno è shicchissima, si è tutta ricoperta d'oro (ogni anno ci sorprende con le sue mise... se ne inventa sempre una nuova!). Quello che non cambia mai è il suo profumo di latte di mandorle. E' così buono che lo portiamo tutti nel cuore!

Se con il Fred ero rimasto sorpreso in negativo, questa volta è l'esatto contrario: non mi aspettavo nulla del genere.
Il profumo è irresistibile: è caldo, corposo, dolce ma non eccessivo o stomachevole. Che ne fa un prodotto abbastanza unisex, complice il fatto che dopo averlo usato permane sulla pelle solo un profumo lieve e accattivante, che scompare abbastanza in fretta. Insomma, non ve ne andrete in giro sapendo di mandorlato.
E usandolo, è stato una rivelazione.
Già dopo la prima volta si vedono gli effetti: nutre e idrata la pelle e la rende morbidissima e luminosa. Non è assolutamente aggressivo, quindi è adatto anche per chi ha la pelle delicata; oltre a questo crea una patina protettiva ideale per le giornate invernali. Quindi, fateci un pensierino se tendete a sgretolarvi in stile mummia.
E' un sapone molto morbido, quindi purtroppo si consuma in fretta... in compenso non ne serve tanto, il suo effetto lo fa anche con una sola passata. Ed è estremamente versatile: è ottimo per il viso, le mani, i piedi e il corpo.
In questi giorni lo sto usando combinato alla crema Sympathy for the Skin (un altra rivelazione di cui vi parlerò presto) e mi sento rimesso a nuovo.

Non ho altro da aggiungere se non: fantastico. Lo consiglio a tutti e senza riserve.
Ricordando ai ragazzi che non è il massimo per il partner accarezzare una raspa vivente (quindi si, usatelo anche voi). E, altra cosa interessante, proprio per la sua capacità di rendere morbida morbidissima la pelle, è fantastico per prevenire la maledizione dei peli della barba che ricrescendo si incarnano.

Cosa ci trovate dentro (esattamente):
Acqua (Aqua), Propylene Glycol, Olio di Colza; Olio di Cocco (Brassica napus; Cocos nucifera), Profumo (Parfum), Sodium Stearate, Sodium Lauryl Sulfate, Sodium Hydroxide, Diossido di Titanio (Titanium dioxide), Resina di Benzoino (Styrax tonkinensis pierre), Essenza Assoluta di Rosa (Rosa damascena), Essenza Assoluta di Cassia (Acacia farnesiana), Sale (Sodium chloride), EDTA, Tetrasodium Etidronate, Benzyl Benzoate, Brillantini Dorati (Golden Lustre).


Quanto vi costa:
100 grammi € 4,95
200 grammi € 9,90
A quanto ho capito, è un prodotto tipicamente invernale, mi sa che ne farò scorta... e poi, come già detto, finisce fin troppo in fretta!


LUSH.IT  
date un'occhiata al sito della Lush, mi raccomando,
è tutta robbba bbbuona per voi e per l'ambiente!

Olio di jojoba

Sembra olio ma non è, serve a darti l'allegria
 Pensavo che avrei avuto più tempo dopo Natale... e invece no.
Oltre a una commissione arrivata all'ultimissimo momento con scadenza breve, sono vittima dell'abbattimento post-Natale. Ed è psicofisico. Mi sento uno straccio ambulante.
Ma nonostante tutto, oggi mi va di condividere una cosetta interessante che ho scoperto da poco. In un certo senso ho scoperto l'acqua calda, ma pazienza.

Conoscete l'olio di jojoba? Io ne facevo già uso da un po', principalmente per massaggiare i lobi delle orecchie prima di procedere a dilatarli (si, mi piacciono i piercings e le dilatazioni ai lobi, ma alla fin fine mi sono rassegnato al fatto che ho i lobi di legno e non ci riuscirò mai), ma ignoravo tutte le numerose proprietà  di questo prodotto.

Innanzi tutto, cos'è quest'olio di jojoba? E' olio, direte voi. Eeeeeeh.... no. Non si tratta di olio, somiglia più alla cera liquida, prodotta dai semi di jojoba appunto, una pianta originaria della California e del Messico.
Ha una struttura molecolare particolare: non contiene glicerina, al contrario di tutti gli altri olii di semi. Questo piccolo dettaglio è fondamentale; permette infatti all'olio di essere assorbito molto più velocemente dalla pelle. Altra cosa apprezzabile è il fatto che sia praticamente inodore.
Infine, ha una leggera azione schermante contro i raggi solari. Più o meno come una crema solare a protezione 4.

Detto questo, che usi possiamo farne?
Come prima cosa, è fantastico applicato alla pelle screpolata o secca: stimola la circolazione e rende la pelle luminosa ed elastica. E' un idratante naturale, pieno di vitamine, ne bastano poche gocce sulla pelle pulita per rimettervi a nuovo. Si assorbe in fretta, basta un leggero massaggio, non sarebbe una cattiva abitudine usarne un po' dopo la doccia.
Si può utilizzare anche come rimedio contro macchie cutanee e simili, date le sue proprietà emollienti ed antinfiammatorie.
Insomma, provate un po' ad usarlo sulla pelle di corpo e viso ogni giorno, magari la sera prima di andare a dormire, anche se la vostra pelle non ha nessun tipo di problema di sicuro la grana migliorerà, sarà più compatta e luminosa. Non a quintali eh, come ho già detto ne basta davvero poco.

Sempre sulla pelle, si può usare come olio abbronzante. Essendo privo di componenti chimici, garantisce un'abbronzatura che più naturale non si può, che dura a lungo.

Si può usare anche sui capelli.
Si può pensare che ingrassi, e invece no. Anzi, ha la tendenza ad inglobare il sebo (il grasso della cute), ed è quindi ottimo per trattare i casi di cuoio capelluto grasso.
Questa proprietà (oltre a quelle già elencate, visto che gli effetti che ha sulla pelle li ha anche sui capelli), lo rendono perfetto per fare impacchi prima dello shampoo.
Basta spruzzarlo o versarlo sui capelli, pettinare bene per sciogliere eventuali nodi e distribuirlo uniformemente e lasciare agire per almeno una decina di minuti (il top sarebbe tenere l'impacco in posa per mezz'oretta). A questo punto, si può procedere a un lavaggio normale.
Un'altra soluzione è aggiungerne un po' nello shampoo o nel balsamo. Più pratico ma meno efficace.
In ogni caso, i capelli trattati con olio di jojoba risultano molto più lucidi, resistenti e nutriti, oltre ad essere protetti dal vento, dal freddo e via dicendo.
Si può mettere anche sui capelli asciutti, prima di andare a letto, o sulle punte subito dopo averli lavati. Poco eh, sempre poco.
Appesantisce i capelli? No, assolutamente, se fate le cose come si deve.

Infine, non è miracoloso ma il suo effetto ce l'ha lo stesso perfino sulle unghie. Quasi tutti(almeno spero) sano che le unghie sono fatte della stessa sostanza dei capelli... e quindi massaggiandole con l'olio di jojoba si possono rendere anche quelle più resistenti.

E questo è tutto! Ah si.. dove si trova questo olio/cera portentoso? In qualsiasi erboristeria, in molte farmacie e spesso anche in profumeria!

Creature nel cervello

Non fatevi ingannare: nel libro ci sono poche creature ma soprattutto pochissimo cervello

Oggi ho voglia di sfogarmi sparlando di un libro che mi ha fatto girare i cosiddetti a elica: Creature nel cervello, di Stephen R. George, annata 1989.
Avevo scritto già in precedenza che, vista la quantità di libri presenti nella collana Urania possono capitarti titoli belli, titoli brutti, titoli mediocri. Se non sai come cercare.
Ecco, questo non è un capolavoro, non fa nemmeno schifo.. ma non è nemmeno mediocre. Non è niente, solo irritante.
Cercherò di spiegarmi meglio, partendo dalla trama.
Una donna americana, dato che l'ex marito violentava la figlia di cinque anni, ha chiesto il divorzio e il marito è in prigione. Ma la piccola continua ad essere spaventata da qualsiasi uomo che veda in atteggiamenti anche minimamente intimi con la madre, la quale, dato che sembra essere costantemente in calore, si porta a casa un uomo dietro l'altro.
Lo psicologo della bambina propone alla madre una clinica particolare, nella quale stanno sperimentando una terapia nuova e lei, pensando di di fare il bene della figlia, acconsente. La clinica è un po' strana: è un grande stabilimento in riva a un lago, con pochi pazienti (tutti bambini) e dei bungalow per far soggiornare le famiglie. Oltre a questo, c'è una base militare lungo il sentiero che porta al complesso, e strani rumori provengono dal bosco circostante.
come ciliegina sulla torta, il marito viene scarcerato, ma vuole vendicarsi della moglie (non gli è andata giù una diffida del tribunale) e va in cerca di lei per tornare ad essere una famigliola felice.
Come trama non è male, vero?
Non cercavo un libro complesso, ma un passatempo da viaggio, sembrava più che adatto.
Ma santo cielo, lo sviluppo. E' lento, lento, lentissimo. Avete presente nei libri di King dove l'autore si dilunga sulla vita quotidiana dei personaggi? Ecco, anche George ci prova, ma non gli riesce molto bene. Assistiamo alla tizia che va in giro, va al lago, si mette la crema solare, va ai mercatini, ma soprattutto si fa viaggioni mentali sull'ultimo belloccio che ha incontrato (un dottore della clinica).
E tutto ciò è mortifero. Non aggiunge nulla alla trama o allo spessore del personaggio.
Sembra che la protagonista del libro sia una fantasia erotica della donna ideale dell'autore: bella, un po' lenta, madre affettuosa e iperprotettiva e al contempo sempre a caccia di uccelli. Da prendere a schiaffi. E più che sulla bambina, il libro ruota tutto attorno a questa tizia e alla sua voglia di banana. E poiché lei è uno stereotipo, anche su tutte le pippe mentali che si fa sull'uomo di turno.
Il marito non è meno irritante. E' ossessionato dalla figlia e completamente psicopatico, ossessivo e schifoso. Solo un'oca come la protagonista poteva mettersi assieme a lui.
Quindi, se lei da un alto è di un piattume sconcertante, lui dall'altro è esagerato all'ennesima potenza. Il dottore è una figurina senza carattere, e la bambina relegata in un angolino del libro mentre la madre copula -o cerca di copulare- in passaggi soft-erotici di infima categoria.
Di contro, la parte finale del libro è inaspettatamente interessante. Finalmente i mostri, finalmente l'azione!!! Finalmente... un altro uomo tra le braccia del quale cadrà la protagonista. E che stress, basta.

Cercavo un libretto di fantascienza/horror. Mi sono trovato tra le mani un romanzo che invece di Creature nel Cervello poteva benissimo intitolarsi Buchi nel Cervello.
Spero di avervi fatto passare la voglia di leggerlo.

Piante antistress

Io della camomilla la vorrei...

Come già detto, i millemila impegni pre natalizi mi stanno facendo impazzire, e non ho né tempo né stabilità mentale sufficienti a postare qualcosa di decente.
Proprio per la mia stabilità mentale vacillante, la tensione, lo stress, il mal di testa e i bruciori di stomaco (si, sono ridotto a un catorcio, yay) vi posto qualche rimedio naturale contro quanto appena citato. E di cui avrei bisogno anche io.
Sono tutte pianticelle facilmente reperibili in qualsiasi erboristeria che si possono mescolare a piacimento per creare i più svariati infusi e tisane. Ovviamente se ci aggiungete lo zucchero va un po' tutto a puttane, visto che è una sostanza che agisce come una vuvuzela sul nostro sistema nervoso.

VALERIANA
Questa supera perfino la camomilla. Agisce sul sistema nervoso centrale a livello di un sedativo e causa sonnolenza. E' praticamente un sonnifero, ma essendo naturale, non solo induce il sonno, ma ne migliora la qualità.

CAMOMILLA
La sempreverde, cara, vecchia, camomilla. Tutti sanno che induce il sonno... gli uomini lo hanno scoperto da quando raspavano la terra in cerca di tuberi, e da allora la si usa largamente. Ha anche un'azione antinfiammatoria, quindi se avete mal di stomaco da stress, dateci sotto di camomilla.

MELISSA
Un'erbetta davvero utile: favorisce il sonno, ma non solo. Aiuta la digestione, equilibra il battito cardiaco e pare che abbia anche un leggero effetto antidepressivo.

TIGLIO
O meglio, fiori di tiglio. Calmano i bruciori di stomaco, soprattutto se legati ad ansia o stress, favoriscono il sonno e sono ricchi in vitamina C. Penso che inizierò a farmi in vena di estratto di fiori di tiglio. Ne ho bisogno.

LAVANDA
Non serve solo a profumare i cassetti. E' sedativa a livello del sistema nervoso centrale e vegetativo, soprattutto in casi di stress, ansia, nervosismo e ipertensione, aiuta la digestione, calma i bruciori di stomaco. Che volete di più dalla vita?

BIANCOSPINO
I fiori di biancospino agiscono soprattutto a livello cardiaco, dilatano i vasi sanguigni favorendo la circolazione e calma le palpitazioni. Ma hanno anche un moderato effetto sedativo (ed è quello che mi interessa) sul sistema nervoso centrale. Particolarmente indicati in casi di nervosismo e ipersensibilità, in quanto riducono l'emotività, la tensione e migliorano la qualità del sonno.

FIORI D'ARANCIO
Questi non sono sedativi, ma rilassanti e calmanti. E danno un buon profumo all'infuso, che non guasta mai.

MALVA
Ecco una vera e propria panacea, di cui si usano sia i fiori che le foglie. Attenua mal di stomaco, mal di denti, raffreddore, mal di gola e tosse ed è zeppa di vitamine A, C, E e B. E... si, è anche sedativa, ma solo se si usano le foglie fresche.

E questo è tutto, per ora. Penso che farò un salto in erboristeria... ho bisogno di rilassarmi.

Holidays cocktails

Oggi cocktails per tutti

Come già detto è quasi Natale e lo stress mi ucciderà, prima o poi.
Spero di arrivare a capodanno, visto che è in programma una festicciola carina tra pochi intimi, e potrò cimentarmi di nuovo in una delle mie grandi passioni: preparare cocktails.
Fare il barman mi manca parecchio.
comunque, vsto che si è all'insegna del risparmio, ho fatto una cernita di bottiglie "da finire" tra quelle del mio piccolo bar personale, e mi sono messo a elaborare qualche drink per capodanno. Che ora condivido con voi.
Sbizzarritevi pure guarnendoli con bordi brinati, stecche di zucchero, frutta varia e chi più ne ha più ne metta!

GOOD PURPOSE
  • 6/10 Succo ananas
  • 4/10 Succo ace
  • Un cucchiaino di sciroppo di melograno
I buoni propositi per l'anno nuovo non prevedono alcolici. Quindi partiamo con una cosa tranquilla. Shakerate i succhi con abbondante ghiaccio finché l'ananas non diventa spumoso, versate in un bicchiere da long drink e aggiungete un goccio di granatina.

SANTA CLAUS
  • 3/10 Liquore di lampone
  • 4/10 Succo ananas
  • 3/10 Panna montata
  • Un cucchiaino di sciroppo di melograno
Continuiamo con uno di quei drink dolciosi che a me non piacciono ma che in media vengono grandemente apprezzati. Shakerate tutto con il ghiaccio, versate in un calice da vino rosso e guarnite con un altro po' di panna montata e un ulteriore goccio di granatina. Fate i buoni.

TROPICAL HOLIDAYS
  • 6/10 Succo ananas
  • 3/10 Liquore mango
  • 1/10 Rum bianco
Se l'inverno vi sta stretto, provate questo: shakerate tutto e versate in un bicchiere da long drink. Se vi va, guarnite con una fettina di arancia o qualche cubetto di ananas e immaginatevi su una spiaggia caraibica.

JOLLY DAY
  • 5/10 Aranciata
  • 3/10 Liquore di pesca
  • 2/10 Liquore lampone
Per un capodanno allegro, dolce e frizzantino, mescolate in bicchiere da long drink l'aranciata e il liquore alla pesca, quindi aggiungete il liquore al lampone e dategli una bella sfumatura rossastra.

CHOCOLATE PRESENT
  • 2/3 Liquore al cioccolato
  • 1/3 Vodka
Un piccolo regalo dolce dolcissimo, come un cioccolatino ripieno al liquore. Versate in un bicchiere da shot e gustatevelo in un colpo solo, oppure sorseggiatelo lentamente. Si sa, ognuno mangia i cioccolatini a modo suo.

BYE BYE
  • 1/5 Succo ace
  • 3/5 Liquore pesca
  • 1/5 Liquore lychee
 Un cocktail per dimenticare tutte le cose pessime successe in quest0ultimo anno e per salutare quelle buone. Versate in un old fashioned con ghiaccio, aggiungete una fettina di arancia e lasciatevi tutto alle spalle.

NEW YEAR IN MOSCOW
  • 4/5 Spumante
  • 1/5 Vodka liscia, o aromatizzata
Lo spumante non poteva mancare. Eccoci al pezzo forte: versate la vodka che preferite (liscia per gli stomaci forti, aromatizzata per tutti gli altri, o per chi vuole dare un tocco di colore), aggiungete lo spumante, guarnite con una ciliegina al maraschino e brindate all'anno nuovo!

Simon Tofield

"Prego introdurre cibo qui"

Tre giorni senza postare, lo so. Ma sono stati tre giorni di demolizione cerebrale. Manca poco a Natale, manca poco a Natale, manca poco a Natale.
E via a confezionare regali fatti a mano, a comprarne di confezionati da mani altrui e a spremersi le meningi. Che ansia gente. Che ansia allucinante.

Quindi, oggi parlo un po' di qualcosa di carino e rilassante.
Forse se vi dico "Simon Tofield" non vi verrà in mente nulla. Ma se invece vi dicessi "Simon's cat" di sicuro vi si accenderebbe una lampadina, a meno che non siate vissuti sotto una roccia. Bene, se siete vissuti sotto ad una roccia, ora ne verrete fuori (ne vale la pena).

Simon Tofield è un animatore britannico, attualmente direttore del settore animazione della Tandem Films, e  le sue animazioni sono diventate dei veri e propri video virali nel web.
Tofield utilizza Flash per il montaggio, ma il metodo principale è il caro vecchio frame by frame (ovvero immagini leggermente diverse l'una dall'altra che viste in sequenza danno l'impressione del movimento... banana). I movimenti sono fluidissimi (per realizzare un secondo di animazione sono impiegati dai 15 ai 25 fotogrammi), e Tofield ha uno stile personale e inconfondibile che dà il suo meglio nel bianco e nero. Lui stesso afferma di aver iniziato a disegnare fumetti fin da giovanissimo... e si vede.

Ma venendo al sodo: che ci propone Simon?
Nient'altro che le peripezie quotidiane di un comune gatto di casa e del suo padrone. Tofield è proprietario di tre gatti, e anche questo si vede. In che senso? Nel senso che quanto ci viene proposto nei suoi cortometraggi animati non è solo comico: è anche maledettamente vero.
Intendiamoci, i video di Simon's cat fanno ridere... ma i proprietari di gatti rideranno il doppio. Spesso si ritroveranno a dire "Si, anche il mio gatto fa proprio così!".
L'autore è un maestro nel cogliere tutti i piccoli comportamenti che fanno di un gatto... bè, un gatto. Impercettibili movimenti delle orecchie, occhi sgranati, piccole manie (come ad esempio l'eterna indecisione dei gatti di fronte alle porte aperte -entro o non entro?-) fanno di ogni cortometraggio un piccolo capolavoro di vita quotidiana.
L'audio è ridotto ai minimi termini. Non c'è musica, solo rumori e tutta la gamma di versi e versetti tipici dei gatti (che, tra l'altro, è lo stesso Simon a fare). E secondo me è perfetto così.
E no, non sono solo cazzatine da web... Wikipedia dice:
Il primo episodio (Cat Man Do) si è aggiudicato il premio Best Comedy ai British Animation Awards 2008. Il secondo (Let Me In!) ha ricevuto il premio Most Outstanding Animation alla settima edizione del "Animae Caribe, Caribbean Animation Awards Festival". Il terzo (TV Dinner) è stato trasmesso dal programma The Culture Show di BBC2 il 15 giugno 2008 prima di essere caricato su YouTube.
Da un'idea così semplice è esploso un fenomeno web, in seguito al quale sono stati pubblicati tre libri, a cui vi consiglio caldamente di dare un'occhiata. Sono raccolte di vignette e piccole strip comiche: non vi leggerete una sola parola, ma sono esilaranti ed espressive ai massimi livelli.

Qui trovate tutti i cortometraggi pubblicati fino ad ora: http://www.simonscat.com/Films/
Il sito è una vera e propria community di gattofili (si, ci sono anche io con le mie due piccole pesti nere).

Insomma, ridete un po' anche voi.
Se siete sotto stress come me vi farà bene.
Se non lo siete, vi farà bene lo stesso.

Fred

Cioè, guardatelo. Sembra uscito dal calderone di una strega

 Sono un po' preso con i regali di Natale (fatti a mano, qui circolano pochi soldi), quindi in questi giorni aspettatevi post veloci veloci.

qualche tempo fa mi sono portato a casa dal negozio della Lush di Venezia una saponetta che mi aveva attirato per il suo aspetto bizzarro (scorza nera e ripieno verde) e per gli ingredienti per me più che allettanti: menta, mela e chiodi di garofano.

Sto parlando del Fred, il mattoncino fresco/dolciastro/speziato/ceroso.

Lush ci dice:
Se siete dei tipini un po' nervosi sempre alle prese con qualche insidioso pruritino, Fred vi darà una mano. Infatti, tra le sue qualità ci sono quelle della menta, rinfrescante e calmante (sia per i nervi che per la pelle), quelle dei chiodi di garofano e quelle della mela (tonificante). Ideale per ritemprarsi dopo una lunga giornata di lavoro.
Questa volta devo dire che sono rimasto un po' perplesso. Non è un cattivo prodotto, ma nemmeno eccezionale. Non mi ha cambiato la vita, ecco.
Ha un ottimo profumo (se vi piacciono la menta e le spezie) ed effettivamente fare una doccia usando questo sapone ha un bell'effetto rilassante.
Ma a livello di pelle non mi ha cambiato nulla.
Oltretutto, a parer mio va bene per la doccia quotidiana o per rinfrescarsi: se siete reduci dalla palestra, da un qualsiasi allenamento o più semplicemente puzzate di capra stagionata (come succede a me), continuerete a puzzare di capra stagionata. Un po' meno, certo, ma l'odore non se ne andrà via del tutto.
Quindi, nonostante trovi il profumo abbastanza maschile, lo consiglio alle signorine (che, si sa, puzzano di meno... noi abbiamo il testosterone che ci frega).
Oltre a questo, Fred è un efficacissimo allarme antipeli. Mi spiego meglio. La scorza nera che ha intorno altro non è che cera. Se avete peli su gambe/braccia/pancia/petto/eccetera, vi si attaccherà senza pietà. E saprete che è il momento di fare una ceretta o una bella rasatura.

Quindi, ricapitolando: ottimo profumo, rilassante, ma non toglie gli odori più putrescenti e si attacca ai peli. Ragazzi pelosi avversi alla depilazione, tenetevene alla larga.
Dimenticavo: è un prodotto Bye Bye, quindi una volta finite le scorte nei negozi sarà disponibile solo online.

Cosa ci trovate dentro (esattamente):
Olio di Colza; Olio di Cocco (Brassica napus; Cocos nucifera), Glicerina Vegetale (Glycerine), Acqua (Aqua), Succo di Mela (Pyrus malus), Acqua (Aqua), Sodium Hydroxide, Sodium Stearate, Menta (Mentha piperita), Olio Essenziale di Menta Verde (Mentha viridis), Olio Essenziale di Chiodi di Garofano (Eugenia caryophyllus), Olio Essenziale di Menta Piperita (Mentha piperita), Sale (Sodium chloride), EDTA, Tetrasodium Editronate, *Eugenol, *Limonene, Profumo (Parfum), Estratto di Gardenia (Gardenia jasminoides), Colore 42045.

Quanto vi costa:
100 grammi - 4,85 €
200 gammi - 9,70 €
Io sono del parere che una saponetta da cento grammi basti e avanzi, a meno che non ne vogliate di più per farla a pezzetti personalmente (magari spartendola con amici e parenti).

LUSH.IT  
date un'occhiata al sito della Lush, mi raccomando, 
è tutta robbba bbbuona per voi e per l'ambiente!

Ragù vegetale

Oggi per la prima volta vi propongo una ricetta salata

Una delle cose che mi mancano di più del mangiare carne è il ragù. Il caro vecchio pomodoroso ragù.
Ma, convinto che un'alternativa ci fosse, come prima cosa sono andato al supermercato. E di ragù vegetali ce ne sono a iosa. Ne ho provati e molti sono davvero buoni. Il problema è il prezzo. Come tutti i sughi pronti costa un occhio della testa (e sono più che convinto che sborsiamo beuri soprattutto per il barattolo di vetro).
Così, ho optato per una soluzione più economica ed ecologica (e anche più logica e basta): me lo cucino da me.
Preparare un ragù vegetale è semplice ed esistono tantissime varianti, come per il ragù di carne. Ma proprio come per quest'ultimo la ricetta è semplice... farlo davvero buono un po' meno.

Ecco la ricetta base:
  • 2 cipolle
  • 2 carote
  • 2 coste di sedano
  • 150gr di piselli freschi
  • 5 cucchiai di olio
  • 1 cucchiaino di maggiorana e/o timo
Tritate le verdure e mettetele a cuocere in una casseruola; cominceranno a perdere acqua. Cuocete a fuoco basso finché non si saranno asciugate (una decina di minuti dovrebbero bastare), stando attenti che non si attacchino alla pentola.
Aggiungete un bicchiere di acqua e i piselli, proseguendo la cottura per altri 20 minuti. Quando i piselli saranno cotti, insaporite con olio, maggiorana e timo.

Come già detto questa è la ricetta base.

Vi propongo anche questa versione sulla quale ho messo le manine io, è un po' più sostanziosa e simile al ragù vero e proprio:
  • 2 cipolle
  • 2 carote
  • 2 coste di sedano
  • 200gr patate
  • 300gr passata di pomodoro
  • 1 bicchiere di brodo vegetale
  • 5 cucchiai di olio
  • 1 cucchiaino di maggiorana e/o timo
  • Basilico fresco
Di nuovo, tritate le verdure e mettetele a cuocere in una casseruola; cominceranno a perdere acqua. Cuocete a fuoco basso finché non si saranno asciugate (una decina di minuti dovrebbero bastare), stando attenti che non si attacchino alla pentola (copiaincolla powah!).
Sbucciate le patate, tagliatele a cubetti e aggiungetele alla verdura insieme a un bicchiere di brodo vegetale. Cuocete per 15-20 minuti a fuoco basso, aggiungete il pomodoro, aggiustate di sale e proseguite la cottura finchéle patate risultaranno tenere. Insaporite con olio, maggiorana, timo e basilico.

E' un po' più lunga ma ne vale la pena!

The Legend of Zelda: Skyward Sword

IGN ha definito Skyward Sword il miglior capitolo della saga mai creato

Avevano iniziato a stuzzicarci già più di un anno fa, annunciando il titolo all'E3 Expo di Los Angeles, ma ci hanno fatto aspettare parecchio.
Ma ora, dopo ben cinque anni di attesa, è finalmente arrivato il nuovo capitolo della saga di Zelda su Wii. Sto parlando di The Legend of Zelda: Skyward Sword.
Inutile dire che, dopo essere (s)venuto, sono corso a procurarmelo.
E ora, dopo una decina di ore di gioco, eccomi a riportarvi le prime impressioni, premettendo che si, ci ho giocato sulle dieci ore, ma con calma. Più o meno come faccio con tutti gli Zelda, mi prendo tutto il tempo necessario per esplorare, ficcanasare, importunare i personaggi e, insomma, cazzeggiare in libertà.

La trama... Link deve salvare Zelda e blablabla... lo sappiamo vero? Non mi dilungherò troppo, perché, seppure l'ambientazione sia completamente differente, il succo è sempre quello.
E' dell'ambientazione che voglio parlarvi. Link questa volta è un abitante di Oltrenuvola, un arcipelago di isole galleggianti sopra una coltre impenetrabile di nuvole (ma và?). Il mezzo di locomozione utilizzato sono i solcanubi, enormi pennuti dalla faccia non troppo sveglia. No, niente Epona questa volta.
Nessuno è mai sceso sotto la coltre di nubi e i pennuti si rifiutano di volarci dentro.
Ma le leggende narrano di un mondo al di sotto delle nubi, chiamato Terra, un mondo molto più vasto di Oltrenuvola...

Il gioco si divide quindi tra due mondi, un po' come in Twilight Princess, ma invece del mondo normale e delle terre del crepuscolo, abbiamo Oltrenuvola e la Terra.
E per quanto vedo, l'interazione è costante e ben sviluppata.

La prima cosa che salta all'occhio è la grafica. Stiamo parlando di un titolo per Wii, quindi non è dettagliata o realistica come potrebbe essere quella di un titolo per PS3 o Xbox. Ma, sinceramente poco importa.
Così, di petto, mi sentirei dire che è un bel miscuglio tra Twilight Princess e Wind Waker. Possibile? Bè, si. E' realistica come in Twilight Princess, ma sfoggia colori sgargianti e creature buffe e bizzarre come Wind Waker. Nel complesso, sembra un continuo dipinto in stile naif, complici gli sfondi e gli oggetti in lontananza, che sembrano dipinti su tela, acquisendo dettagli e tridimensionalità man mano che ci si avvicina.
I personaggi e le creature che incontreremo nell'avventura, come già detto, sono bizzarri e costantemente sproporzionati. Nonostante questo, alcune ambientazioni e passaggi riescono ad essere estremamente suggestivi.
L'animazione è fluida, e Link reagisce benissimo ai diversi terreni su cui si muove, regolando l'inclinazione del corpo e offrendo reazioni sempre credibili e naturali.
Quindi, la grafica non è ai massimi livelli, rispetto a quello che c'è tutt'ora in commercio, ma riesce ad essere grandiosa a modo suo. E si sa che la grafica non fa il gioco.

E palando del gioco, o per meglio dire del gameplay, è qualcosa di spettacolare.
E' complesso, appagante ed incredibilmente vario. La fluidità con cui si passa dall'esplorazione del mondo ai dungeon è fluida come in Twilight Princess se non di più, ma rispetto ai capitoli precedenti, sono state apportate parecchie innovazioni, a partire dai movimenti stessi.
Rispetto al capitolo precedente c'è un uso maggiore della sensibilità del Wii Motion Plus. Più varietà nei colpi inferti con la spada, l'utilizzo dell'inclinazione del Wii Motion per saltare lungo i rampicanti o le scale, per lanciare o far rotolare oggetti, controllare determinati strumenti, oscillare dalle corde, bilanciarsi su corde tese e controllare la direzione quando si è in caduta libera o in volo.
A livello di strumenti, troveremo vecchie conoscenze come la fionda, insieme a oggetti del tutto nuovi. Questo ovviamente comporta nuovi puzzle da risolvere.
Anche la maggiore varietà di colpi portati con la spada apre nuove possibilità di combattimento. Da questo punto di vista, Skyward Sword è molto più tecnico di Twilight Princess, visto che ogni nemico richiede una differente strategia di combattimento. E il livello di difficoltà in questo modo cresce: non solo nuovi puzzle, ma anche nemici tatticamente più impegnativi.
Altra novità è la restrizione di portare con sè un numero limitato di oggetti secondari (ampolle, faretre aggiuntive eccetera). Questo numero potrà crescere nel corso del gioco, ma gli oggetti "di troppo" verranno inviati ad un deposito.
I forzieri che troveremo a Oltrenuvola non saranno tutti apribili immediatamente: alcuni andranno prima "attivati" colpendo dei cubi sulla Terra, e solo dopo potremo impossessarci del loro contenuto.
Dal punto di vista "collezionistico" non c'è da restare delusi: potremo dare la caccia, amati di retino, agli insetti o cercare metalli, minerali e parti di mostri. I primi serviranno per modificare e potenziare le pozioni, i secondi per potenziare gli strumenti e lo scudo. Ah, dimenticavo: ora lo scudo si può rompere. Non solo prendere fuoco, come nei capitoli precedenti, ma se usato troppo si romperà. Potremo sempre portarcene uno di riserva o far riparare il nostro.
Oltre alla nuova barra di resistenza dello scudo, c'è un ulteriore parametro: la resistenza di Link. Per compiere determinate azioni, come scattare di corsa, arrampicarsi, spingere casse e altro ancora, consumeremo energia, che comunque si ripristinerà in fretta, ma in ogni caso ci porrà nuove limitazioni.

Infine, le musiche: oltre a nuovi brani, avremo modo di riconoscere tanti vecchi cavalli di battaglia che ci hanno tenuto compagnia per tanti anni... effetto nostalgia assicurato.

Potrei parlarne ancora a lungo, ma diventerei tedioso, e preferisco limitare la lunghezza dei post.
Conclude quindi dicendo che io ne sono già rimasto affascinato. Ha tutto quello che dovrebbe avere un buon videogioco per me: c'è azione, c'è tattica, ci sono puzzle da risolvere, ha un comparto grafico ottimo, delle belle musiche e missioni secondarie che garantiscono ore e ore di gioco.

Giocateci anche voi... e buon 25° anniversario a tutti gli zeldisti!

Scheletri (parte II)

Ed eccoci alla seconda parte della recensione!

Riprendiamo da dove ci eravamo interrotti ieri e vediamo i racconti dal dodicesimo in poi.

Sabbiature
Una navicella spaziale precipita su un pianeta alieno e dei tre membri dell'equipaggio solo due sopravvivono, costretti ad avere a che fare con un pianeta ostile, coperto interamente di sabbia. Il protagonista fa di tutto per sopravvivere, mentre il compagno perde la ragione e, seduto su una duna, comincia a delirare circa i Beach Boys e un'enorme spiaggia senza mare. E mentre il primo cerca di scuoterlo dal suo stato e al contempo cerca di rimanere vivo, pian piano la sabbia si insinua ovunque...
Un altro pezzo di fantascienza. E' più convincente (e in un certo senso avvincente, anche se di azione ne vedremo poca), de "Il viaggio", forse perché King tralascia le spiegazioni scientifiche e ci immerge in un argomento che gli è caro: la follia.
E' fantascienza in parte, i due potrebbero anche essere due persone smarritesi nel Sahara, poco cambierebbe. Non è un racconto brillante, ma si fa leggere, mantenendo vivo l'interesse fino alla fine.

L'immagine della falciatrice
Un intenditore d'arte si reca a casa di un collezionista per visionare un pezzo particolare della sua collezione: un antico specchio dal valore incredibile, sul quale circola un'inquietante leggenda. Il proprietario ci crede fermamente, mentre il protagonista è scettico. Sarà vera la storia che poche persone prescelte possono vedervi riflessa la Morte?
Il racconto è stato scritto quando King aveva solo diciotto anni, quindi possiamo anche perdonare lo stile non così ricco e la storia abbastanza scontata. E' un componimento semplice, una classica leggenda metropolitana. Nulla di speciale.

Nona
Un ragazzo che ha appena abbandonato gli studi universitari e sta cercando di non morire di freddo facendo l'autostop incontra una strana e bellissima ragazza. Subito se ne invaghisce, ma sembra che lei abbia un'influenza tutta particolare su di lui: è in grado di tirargli fuori tutta la cattiveria e l'aggressività che per anni ha sempre represso.
A raccontarci il tutto, in un lungo flashback, è proprio il protagonista, ora in carcere e ossessionato da un incubo ricorrente.

Il racconto è di buona fattura, tiene incollati e ci somministra una generosa dose di violenza vecchio stile. Che nella testa del protagonista ci sia qualcosa che non va lo capiamo presto... si, si torna a parlare di pazzia. Che abbia davvero vissuto un'esperienza raccapricciante o che sia solo un poveraccio affetto da problemi relazionali con l'altro sesso e pieno di rabbia repressa, sta a noi deciderlo.

Per Owen
La seconda poesia della raccolta. Recarsi a scuola ogni mattina è per un bambino un rituale a tutti gli effetti.
Il componimento è davvero breve ed estremamente semplice. Probabilmente King lo dedica al figlio. Qualche pagina per rilassarsi per bene prima di affrontare il racconto successivo.

L'arte di sopravvivere
Cosa ci fa un chirurgo su una minuscola isola deserta, composta esclusivamente da scogli e sabbia, con a fargli compagnia solo un paio di chili di cocaina pura? Come riuscirà a procurarsi il cibo per tirare avanti in attesa dei soccorsi? E soprattutto... cosa è davvero disposta a fare una persona per sopravvivere?
In queste tre domande c'è tutto il succo di questo fantastico, raccapricciante racconto. Narrato in prima persona, ci mette di fronte ad una situazione estrema affrontata con una lucidità quasi glaciale. Forse anche voi, assaliti dai crampi della fame, comincereste a pensare che quel vostro piede destro ha un aspetto davvero appetitoso.

Il camion dello zio Otto
Un anziano miliardario, considerato da tutti completamente pazzo, sta trascorrendo la sua vecchiaia seduto in veranda a fissare il camion nel campo dall'altra parte della strada. Il veicolo, ormai dimesso, è finito lì per colpa sua e del suo ex socio in un incidente avvenuto tanti anni prima, dal quale entrambi erano usciti illesi. Anni dopo il compare però fa una brutta fine: vendute le ruote del camion e posizionatolo su dei sostegni, vi resta schiacciato sotto in circostanze poco chiare.
Il nipote del vecchio è un po' che sospetta che ad uccidere il socio sia stato proprio suo zio, e che il rimorso lo abbia portato alla follia e all'assurda convinzione che il camion lo sappia e che ora si stia avvicinando di soppiatto alla casa per vendicarlo.

Il racconto è bizzarro, ma convincente. Ha un ritmo lento, ma tutti coloro che conoscono il Re (o comunque che si sono letti tutti i racconti precedenti) non smetteranno di leggere, chiedendosi se davvero il vecchio sia pazzo o se effettivamente il camion sia dotato di vita propria. E via che si parla di pazzia!
Non c'è violenza e non fa nemmeno davvero paura. C'è solo una sottile, subdola inquietudine che lo permea dall'inizio alla fine.

Consegne mattutine - Lattaio nr. 1
Il lattaio del quartiere è un po' particolare. E fa consegne tutte speciali, aggiungendo un tocco personale al latte, alla panna, alla crema.
Un altro racconto brevissimo, che non ci fornisce spiegazioni. E' un puro delirio dall'inizio alla fine, senza un vero e proprio senso logico. C'è un lattaio pazzo, ci vengono descritte le sue "consegne speciali" e le conseguenze sono lasciate alla nostra immaginazione. Gustoso.

Quattroruote: La storia dei bei lavanderini - Lattaio nr. 2
Due beoni ubriachi fradici scorrazzano a piede libero su un catorcio di macchina. Uno dei due si lagna perché sua moglie lo tradisce con il lattaio (si, quello del racconto precedente) ma soprattutto perché gli è scaduta la revisione. Per pura fortuna trovano un'officina gestita da un loro vecchio compagno di scuola. Tra birra e ricordi dei bei tempi andati cercheranno di convincerlo a rinnovare la suddetta revisione.
Un pezzo un po' atipico, che di horror ha ben poco, se non per la comparsa, ad un certo punto, del lattaio pazzo di cui vi ho parlato poco fa, e la sua presenza che aleggia all'interno di tutto il racconto.
Si fa leggere, è un racconto tranquillo e dalla narrazione relativamente lenta.
Finale a sorpresa per tutti.

La nonna
George è un ragazzino timido, vessato dal fratello maggiore e terrorizzato -senza un vero motivo- dalla nonna. Purtroppo un pomeriggio la madre è costretto a lasciarlo a casa per qualche ora con la vecchia, ormai allettata e ridotta a poco più di un vegetale.
Il ragazzino si fa coraggio e si prepara a trascorrere un lungo pomeriggio alle prese con le sue paure... e con gli scheletri nell'armadio della famiglia. Non è riuscito a capire tutto, ma ha sentito ogni tanto parlare della nonna, della sua reputazione e di certi strani libri che possedeva.

Dopo il precedente racconto, torniamo a tuffarci nel puro stile King. L'autore è davvero bravo a dipingere il mondo visto attraverso gli occhi dei bambini: tutto è ingigantito, distorto, e la razionalità fa costantemente a pugni con l'immaginazione. Dove finisce l'immaginazione e dove inizia la realtà è un sottile filo che può spezzarsi da un momento all'altro. Dimostrandoci che la realtà può anche essere molto peggio.

La ballata della pallottola flessibile
Ad una modesta festa per il successo di un giovane scrittore un ex redattore inizia a raccontare la storia di un autore che ha conosciuto, altrettanto giovane, e di come sia arrivato al suicidio.
Ma, soprattutto, della sua personale mania. Il giovane era infatti convinto che nella sua macchina da scrivere abitasse un folletto che gli cospargeva i tasti di polvere magica, senza la quale non sarebbe più stato in grado di scrivere nulla. E di come tutti, dal postino, ai vicini di casa, ai poliziotti, fossero spie incaricate di rubare o uccidere lo spiritello.

Un elogio alla follia, uno dei migliori racconti della raccolta. Si è parlato in larga misura di pazzia in questo volume e qui si raggiunge l'apice. Assistiamo infatti alla discesa di una mente nei suoi abissi, allo svilupparsi della paranoia, alle reazioni delle persone circostanti e a come la pazzia possa essere contagiosa.
Lo sviluppo è volutamente lento, ma questo fa si che i personaggi prendano una loro forma tridimensionale; per essere un racconto breve, il lavoro fatto su di essi è notevole.
E' il racconto che mi è piaciuto di più. Forse perché, come dice l'autore, l'essere umano è inconsciamente attratto dalla pazzia, e leggendo queste pagine, chiunque potrà rispecchiarsi in molti pensieri e ragionamenti, perfettamente logici e al contempo quasi deliranti. Perché la pazzia è subdola: a volte si maschera talmente bene che la scambiamo per normalità.

Il braccio
Una vecchia signora, che non ha mai lasciato l'isola dove è nata, ci racconta della sua vita e della piccola comunità in cui ha sempre vissuto come lo avrebbe raccontato se i suoi nipoti glielo avessero chiesto.
Ma i nipoti non se ne interessano, la vecchiaia avanza e da qualche tempo lei è convinta prima di sentire e poi di vedere il marito, morto da tanti anni. E il vento la chiama...

Un magnifico racconto, non pauroso, ma a suo modo dolcissimo, struggente e malinconico. Veniamo accompagnati attraverso gli episodi della vita di una signora che ormai è giunta al termine del suo viaggio, conosciamo le persone a cui era affezionata e grattiamo appena la superficie di quelle che sono le leggi non scritte delle minuscole comunità insulari.
Affascinante, vi farà chiudere il libro pervasi quasi da nostalgia, sapendo che anche per voi ora il vostro viaggio attraverso ventidue racconti è finito.
Il vento non vi sta chiamando?

In conclusione, è una magistrale raccolta di racconti. Se qualcuno mi chiedesse con che libro iniziare per avvicinarsi a Stephen King, consiglierei questo. Lo spettro di situazioni e temi affrontate è ampissimo, c'è fantascienza, paranormale, vita vera, horror puro e horror splatter... ce n'è per tutti gusti.
Anche nei personaggi possiamo trovare tutti quelli più cari all'autore: l'uomo comune, ma padre e determinato a proteggere la famiglia, l'adolescente, il bambino spaventato da ciò che non comprende, lo scrittore, la donna forte e sicura di sè.
Oltretutto i racconti, a parte un paio, non superano le cinquanta pagine. Non rischierete di annoiarvi, e anche se uno non vi soddisferà appieno, di sicuro il successivo saprà sorprendervi catapultandovi in un ambiente totalmente diverso.

Se non avete mai letto King, procuratevelo.
Se avete già letto King ma non questo, procuratevelo.
Che aspettate? Filate subito in biblioteca o in libreria.

Scheletri (parte I)

Una fantastica antologia che va dall'horror, alla fantascienza, al paranormale

Ho finalmente concluso la lettura di questa antologia di racconti del Re. Ne sono rimasto davvero colpito, e ringrazio la mia ragazza che me l'ha regalato (grazie, tesoro).
Lo stile è altalenante, così come la qualità. Non c'è da stupirsi: l'arco temporale coperto da questi racconti è di ben diciassette anni.
Ci tengo comunque a parlarvene prendendoli uno alla volta, cercando di spoilerare il meno possibile; quindi non preoccupatevi, il mio scopo è come sempre di palare del libro per invogliare altre persone a leggerlo. Se rovinassi le sorprese, oltre a beccarmi qualche decina di maledizioni, probabilmente pochi si prenderebbero la briga di leggerlo. Che gusto ci sarebbe?
Per non annoiarvi troppo nel post di oggi vi parlerò della prima metà del libro, a domani i restanti undici racconti e le conclusioni.

La nebbia
A seguito di una violenta tempesta, il protagonista del racconto, insieme a suo figlio, rimangono bloccati all'interno di un supermercato al quale si erano recati per comprare delle provviste. Ciò che tiene loro -e una settantina di altre persone- intrappolati nell'edificio è una stranissima nebbia. O meglio... le cose che si trovano in essa.
L'idea di base è semplice ed accattivante e da essa si sviluppa il primo e più lungo racconto della raccolta. Per chi avesse visto il film tratto da esso (The Mist), leggere il racconto non sarà comunque noioso: ha in comune i punti topici ma, cosa più unica che rara- il film è stato arricchito con numerose scene, personaggi e fornisce molte più spiegazioni. Cambia anche il finale, probabilmente quello originale era troppo "inconsistente".
C'è una buona suspance e qualche scena violenta e macabra in stile King, ma non è di fatto nulla di raccapricciante. E' molto più soft della pellicola, anche se l'argomento a mio avviso più interessante, ovvero le reazioni delle persone in situazioni estreme o incomprensibili, è gestito più che bene.

Tigri!
Cosa fareste se nel bagno della scuola trovaste una tigre in agguato?
Non posso dire nulla di più di una semplice frase, vista la brevità del racconto, senza rovinare la lettura a qualcuno.
Breve, brevissimo, simpatico ma nulla di più.

La scimmia
Il protagonista del racconto, tornato nella casa dove ha trascorso la sua infanzia, rinviene un oggetto che credeva di aver eliminato per sempre: una scimmia giocattolo a molla. Alternando presente e passato, capiremo perché ne sia così terrorizzato. L'inquietante balocco infatti ha già mietuto numerose vittime, ed è tornato per perpetuare la sua personale missione di morte.
Un racconto senza dubbio interessante. Quelle maledette scimmie a molla mi hanno sempre fatto un'inquietudine pazzesca, e King non mi ha aiutato, in questo senso. Si viene risucchiati nella vicenda e non si può fare a meno di continuare a chiedersi chi sarà la prossima vittima, e cosa escogiterà il protagonista per sbarazzarsi definitivamente del malefico giocattolo.

Caino scatenato
Cosa può fare uno studente preoccupato dagli esiti degli ultimi esami? Può mantenere di sicuro un'apparenza tranquilla, ma non è detto che dentro di sè non stia meditando di compiere qualcosa di drastico.
Torniamo alla  lunghezza di una manciata di pagine. Senza lode e senza infamia, un ritratto spiccio della follia, così difficile da vedere dall'esterno, ma dai risultati devastanti.

La scorciatoia della Signora Todd
Homer, uomo ordinariamente di poche parole, si confida con un amico e racconta l'incredibile storia della Signora Todd. La donna ha una particolarità: è ossessionata dalle scorciatoie e al volante della sua auto qualcosa in lei si trasforma. Homer stesso si è fatto trascinare lungo una delle nuove scorciatoie scoperte da lei, ma ha visto cose che avrebbe preferito non vedere. E la domanda è... quanto si può accorciare una strada, prima di finire incastrati negli ingranaggi distorti dello spazio e del tempo?
Uno dei racconti che mi ha più colpito. Si inquadra perfettamente in una delle -tante- facce di King: quei racconti dove tutto sembra nomale, ma avvertiamo che c'è qualcosa di fuori posto e continuiamo a chiederci cosa sia. In un certo senso mi ha ricordato "La storia di Lisey". Bellissimo.

Il viaggio
Una famiglia si accinge a compiere "il viaggio" verso Marte. Sembra una cosa semplicissima: un teletrasporto immediato sulla colonia umana ora fiorente sul Pianeta Rosso. Per il padre di famiglia non è certo la prima volta, ma per sua moglie e i due figli si. Rendendosi conto del loro nervosismo, cerca di allentare la tensione raccontandogli di come questa straordinaria modalità di viaggio è stata scoperta. E degli incidenti di percorso.
Eccoci ad un racconto di fantascienza. A mio avviso risulta interessante, ma un po' debole e lento. Si vede che non è il terreno prediletto dall'autore, anche se non se l'è cavata troppo male.

Marcia nuziale
Un'orchestrina Jazz viene assoldata da un famoso gangster per esibirsi al matrimonio della sorella, che ha la fama di essere incredibilmente brutta. I ragazzi accettano l'incarico, ritrovandosi in mezzo ad un festino di malavitosi.
Incisivo e a tratti davvero divertente (la descrizione della dolce sposa vale da sola una lettura). Una breve storia sulla malavita, ben confezionata e godibile.

Ode del paranoide

Una poesia in prima persona; una pagina di diario di un uomo paranoico. Ci dirà che c'è un uomo alla porta, che la vecchia che abita sopra di lui lo spia, che al ristorante gli mettono l'arsenico al posto del sale.
Nella sua brevità un brivido riesce comunque a trasmetterlo ed è stato naturale per me a pensare al racconto breve "La legione dei cospiratori" di Matheson.

La zattera
Due ragazzi e due ragazze decidono di dare un saluto all'estate recandosi al lago e nuotando fino ad una zattera che galleggia a una cinquantina di metri dalla riva.
Ma una volta arrivati, si accorgono di una stana macchia nera, perfettamente circolare, che galleggia lì vicino, che non ha un aspetto per nulla rassicurante.
Capiranno la gravità della loro situazione solo quando una delle ragazze verrà trascinata in acqua: sono in una proprietà privata, nessuno oltre a loro sa dove si trovano, non hanno modo di chiamare aiuto. E la cosa nell'acqua rimane costantemente in agguato.

Un racconto spettacolare. La tensione sale subito alle stelle, e le descrizioni cruente non mancano, vivide e disgustose, arrivando a livelli degni di un film splatter. King non ci propina solo questo, ma condisce il tutto con dei ricchi rapporti interpersonali tra i protagonisti e delle reazioni umane davvero credibili.
Uno splendido racconto horror.

Il word processor degli dei
Il protagonista del racconto è un aspirante scrittore che non è mai riuscito a scrivere nulla di buono e si guadagna da vivere facendo l'insegnante. La sua vita è vuota, ha un figlio ingrato e una moglie che definire un'arpia sarebbe farle un complimento.
Per il suo compleanno, riceve in regalo dal suo nipote preferito, morto poco tempo prima in un incidente stradale, un word processor fatto in casa. Sa bene quanto il ragazzino fosse stato intelligente, ma non può nemmeno immaginare gli straordinari poteri della sua creazione.

Dopo "La zattera" possiamo rilassarci con questo. E' divertente, brillante e, in fondo, chi non ha mai sognato di avere tra le mani una lampada di Aladino in grado di esaudire ogni desiderio? Forse è il racconto più allegro della raccolta: ci premierà anche con un piacevole happy ending, che in un'antologia del genere è sempre apprezzabile.

L'uomo che non voleva stringere la mano
Il protagonista, ormai anziano, racconta a un gruppetto di amici di una strana partita di poker di tanti anni prima. In questa occasione ha conosciuto un uomo dalle abitudini bizzarre: costui si rifiutava di stringere la mano a chiunque, o anche solo di venirne in contatto. Come giustificazione, sosteneva di aver prestato servizio militare in India, dove le malattie sono all'ordine del giorno, e di aver quindi sviluppato questa peculiare mania. Inutile dire che la verità è tutt'altra, e poco ha a che vedere con batteri e microbi.
L'ho trovato molto ben scritto e dallo svolgimento non così scontato come si potrebbe pensare. La struttura narrativa è solida e costruita a puntino per tenere il lettore incollato fino alla fine, anche se il racconto ha toni molto "pacati" e lenti. C'è poco da fare: si vuole scoprire perché il tizio non vuole toccare nessuno.
Continuo a chiedermi chi sia quel maledetto maggiordomo.

....continua domani (o dopodomani, se proprio non ho estro) con la seconda parte!

Pancakes

Per una colazione sostanziosa o un pranzo fuori dal comune con questi andate a colpo sicuro

Oggi non avevo voglia di cucinarmi il pranzo, ma nemmeno di farmi un panino.
Così ho optato per pranzare in modo un po' inusuale, ma non me ne sono pentito: finalmente ho provato a fare i pancakes.
Per chi non lo sapesse, si tratta di un dolce originario del nord America, simile alle crepes francesi, ma molto più spesso e spugnoso.
In genere si servono con lo sciroppo d'acero, ma ci sono un'infinità di varianti: potete metterci sopra miele, zucchero a velo, marmellata, frutta fresca, panna, yogurt. Visto che il sapore dell'impasto è abbastanza neutro, sono ottimi anche con sopra burro fuso, accompagnati da uova e pancetta.

Finita la premessa, passo a divi che in internt si trovano decine di ricette diverse, sia come ingredienti che come lavorazione. C'è chi mette il lievito e chi no, chi monta le uova e chi no, c'è chi mette il burro e chi l'olio... e le dosi variano parecchio.
La ricetta che vi propongo è la mia versione personale, con cui otterrete dei pancakes molto spugnosi e soffici, ma non eccessivamente dolci.

Per tre persone (o per due particolarmente golose):
  • 200gr di farina
  • 300ml di latte
  • 40gr di burro
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 2 uova
  • 1 bustina di lievito
  • un pizzico di sale
Dopo aver separato i tuorli dagli albumi, sbattete energicamente i primi, aggiungete lo zucchero e il burro fuso e mescolate finché non si saranno perfettamente amalgamati.
A questo punto aggiungete il latte a filo, continuando a lavorare.
Setacciate insieme la farina, il lievito e il pizzico di sale, aggiungendoli in questo modo un po' per volta all'impasto liquido, lavorandolo bene finché non vi saranno più grumi. Se vi sembra troppo solido aggiungete ancora un po' di latte, dovrebbe avere la consistenza della pastella per la frittura. Al contrario, se è estremamente liquido, setacciate un altro po' di farina.
Montate gli albumi a neve non troppo ferma (altrimenti l'impasto diventerà troppo compatto) e incorporateli delicatamente alla pastella. Mescolate dal basso verso l'alto, altrimenti si sgonfia tutto!
Quando l'impasto sarà di nuovo liscio, siete pronti per cucinarli!
Ungete una padella piccola di burro (non troppo, non volete dei pancakes unti e bisunti, vero?) e metteteci un mestolino di impasto.
Attenzione: non muovete la padella per "spargere" l'impasto, verrebbe troppo sottile; lasciate che prenda la forma che vuole.
Dopo averlo lasciato cuocere per 30/60 secondi su un lato, usate una paletta per ribaltarlo e fate cuocere anche dall'altro. Deve avere un bel colore dorato e un aspetto appetitoso.
Ricordate di tenere il fuoco basso perché durante la cottura deve avere il tempo di lievitare.
E ora mettetelo su un piatto e passate al prossimo... divertitevi a guardare la torre di pancakes che cresce a vista d'occhio ma mano che cucinate.
E' davvero una ricetta ottima e semplicissima... scegliete la guarnizione che più vi piace, dolce o salata che sia e buon appetito!

Gatti: il cibo secco

Attenti alle crocchtte che scegliete: potete far danni.

La maggior parte dei gatti vi guarderà male quando gli propinerete le crocchette. Eppure, sono molto più importanti del cibo umido.
E' vero che in natura il gatto mangia carne fresca e quindi si sarebbe portati a pensare che l'alimentazione migliore sia composta prevalentemente dal cibo in scatola. Ma il gatto delle sue prede mangia praticamente tutto: carne, sangue, organi interni e ossa. consumando tutte le parti della preda, mantiene il suo fabbisogno non solo proteico equilibrato, ma si procura tutte le altre cose di cui il suo fisico ha bisogno (vitamine, sali minerali eccetera). Tali ingredienti non si trovano in quantità soddisfacenti nemmeno del migliore cibo umido.
Al contrario, le crocchette sono più bilanciate e gli forniscono tutto ciò di cui ha bisogno per mantenersi in salute. Non solo, gli mantengono i denti più puliti e prevengono la formazione di tartaro (in natura la carne cruda e le ossa sono molto più dure da masticare del cibo in scatola che gli propiniamo noi e svolgono un'azione pulente).
Purtroppo, il cibo secco è anche quello in cui è più facile, per le ditte produttrici, infilare additivi, ceneri, farine e schifezze di ogni genere.
Un altro fattore determinante sono gli appetizzanti. Molto spesso il gatto mangerà più volentieri crocchette di infima qualità, proprio per la presenza massiccia di queste sostanze. Hanno un sapore a loro più gradito... ma non gli fanno di certo bene. Ovviamente non cadranno stecchiti sul colpo, ma con l'età (dopo gli 8 anni o giù di lì) inizieranno probabilmente ad avere cose poco piacevoli come dermatiti, calcoli renali, problemi di digestione e ingorghi di palle di pelo.
Anche noi possiamo passare tutta la vita a fumare venti sigarette al giorno e mangiare schifezze. Non staremo male, ma quando arriveremo ai cinquant'anni cominceremo a pagarne le conseguenze.

Vi propongo, in breve, un riassunto di alcune marche di crocchette, nel bene e nel male. Visto che quasi sempre ogni marca propone diverse linee, farò una media tra i prodotti destinati ad uso normale (per intenderci, non mi metto a considerare le linee per gatti in sovrappeso o con particolari intolleranze).

Friskies
Assolutamente sconsigliato. La carne effettivamente contenuta si aggira intorno all'1%, il resto sono soprattutto additivi, appetizzanti, ceneri e farine.
Come fascia qualitativa siamo a livelli sottoterra.

Whiskas
Di queste non sono nemmeno riuscito a trovare gli ingredienti, pensate un po'. A detta di molti siamo sempre su una fascia bassissima, e anche il prezzo dovrebbe metterci in guardia (1,50€ per 400 grammi).

Purina One

La meno peggio delle marche che potete trovare al supermercato. Non è così male, ma si mantiene su una qualità almeno decente, le percentuali di carne arrivano al 16%. Però, per quello che ci spendete, potete anche sborsare uno o due euro in più e prendere di meglio.

Royal Canin
Quella che propino ai miei mici. Non fanno troppe storie per mangiarla e sono in perfetta salute. Anche il più piccolo (un trovatello arrivato a casa in condizioni pietose) ora ha un pelo invidiabile. Costa, ma ha un apporto proteico che si aggira intorno al 30% e a quanto vedo ne gradiscono anche il sapore.

Forza 10

L'ultima marca che ho provato, in particolare la linea Fruit. Come la Trainer integra con abbondanti estratti vegetali, ma i mici la gradiscono molto di più. Le proteine sono intorno al 30% per gli alimenti per gatti adulti e arrivano al 35% nella linea per i cuccioli in crescita. Oltretutto, è un prodotto tutto nostrano (creato da un veterinario di Padova). Penso che continuerò con questo, costa un po' meno della Royal Canin ma è di ottima qualità.

Trainer
Molto consigliata ultimamente, è ricca di integratori naturali di origine vegetale. Come qualità degli ingredienti non ci discuto, ma i miei gatti la odiano, non riesco a fargliela mangiare in nessun modo, anche se c'è un buon 25% di carne con una percentuale totale di proteine superiore al 30%.

Hills
Un'altra marca ottima. Non l'ho ancora provata di persona, ma le tabelle alimentari promettono bene, proteine intorno al 32%, poche ceneri. Le percentuali di grassi sono leggermente superiori a quelle di Royal Canin e Forza 10, ma nulla di preoccupante.

Un ulteriore buon indice di qualità è il fare una veloce ricerchina in internet. Diverse marche non rendono pubblici sul web i propri ingredienti, nè ci vengono detti dai negozi online. Chiedetevi perché.
Qui trovate abbastanza informazioni spulciando gli alimenti uno alla volta: http://www.animalipetshop.it/


In sostanza: leggete le etichette e scegliete cibo di qualità. 
Spenderete di più ora ma risparmierete sulle spese veterinarie in futuro.

Oglaf

Questa è innocua. La maggior parte però non lo è.

Sono stato sia colto da un attacco di pigrizia che impegnato, negli ultimi giorni.
Siccome la pigrizia persiste ma non voglio lasciar andare il blog alla deriva, oggi tocca ad un post veloce veloce.
Non preoccupatevi, sarà veloce ma il soggetto è spassoso.
Se non conoscete Oglaf, non sapete che vi state perdendo.
Si tratta di una serie di strisce (fumetti, fumetti) ambientate nel classico mondo fantasy-medievale. Ce ne sono alcune di innocue... ma la maggior parte no.
In che senso? O l'autore è represso sessualmente, o è un pervertito, oppure un genio. In ogni caso, una volta a settimana (circa) ci propina una nuova tavola...e quasi di sicuro il contenuto sarà a sfondo sessuale.
Osceno? Forse. Volgare? A volte. Spassoso? Si, assolutamente si.
Non è un fumetto erotico, è molto più semplicemente demenziale. A me in genere le tematiche sessuali, se fini a se stesse o fuori contesto, danno fastidio. Invece questo fumetto mi fa ogni volta sghignazzare come un cretino.
Non vi preoccupate (anche se non penso che vi stiate preoccupando, dai, qui nessuno è santo), ci sono strisce anche più o meno normali (si veda quella postata), che sono ugualmente demenziali e lollose.
Provare per credere.

http://www.oglaf.com/

Tridente

Il nome originale è "Aquatic", ma parliamo sempre della stessa roba

Visto che è un pezzo ormai che lo uso, eccomi a recensire uno degli ultimi prodotti Lush: il lavadenti.
Non è altro che un dentifricio.. solido.
Perché un dentifricio solido?
Per quanto Lush ci dica che è più comodo da portarsi in viaggio, penso che a livello di ingombro non sia poi così diverso da un tubetto di dentifricio in versione mini. Però il "numero di lavaggi" che si possono fare, a parità di volume è di sicuro superiore.... e pesa meno.
A livello di praticità invece, siamo sempre lì: anche con questi dentifrici solidi abbiamo sempre bisogno dello spazzolino, quindi cambia poco.
Però se si parla di ecologia, sono decisamente superiori ai dentifrici in pasta: non è utilizzata plastica per il packaging e lo spreco non esiste, mentre con quelli tradizionali un po' di dentifricio resta sempre nel tubetto.

Fatte queste considerazioni, ero più che curioso di provare. Purtroppo per me la scelta è stata quasi obbligata.
Benché siano in arrivo nuovi gusti, di quelli attualmente disponibili in Italia tutti avevano per me qualcosa che non andava:
  • il Dirty ha un classico sapore di menta, e volevo provare qualcosa di nuovo;
  • il Mordente è decisamente piccante, e io odio il piccante;
  • l'Ardente ha lo zenzero (zenzero schifo cacca);
  • il Gaudente ha il finocchio (finocchio schifo cacca schifo).
Mi restavano lo Splendente e il Tridente. Ho optato per il secondo, mai visto un dentifricio che avesse dentro il tè.

Lush ci dice:
Allo stesso tempo fresco e delicato, un Lavadenti seducente per baci magici come quelli nati in riva al mare.
Una romantica composizione gustativa di Earl Grey, lime e gelsomino afrodisiaco per rinfrescare l’alito e accendere il desiderio. Per far durare a lungo la magia, l’olio essenziale di lime fa piazza pulita di ogni batterio molesto e invadente, così che possiate baciarvi in pace e quanto vi pare. La polvere di alghe wakame, ricca di minerali e calcio, mantiene sani e forti i denti.

Come si usa?
Facile: prendete una pastiglia e masticatela tra gli incisivi, poi dateci con lo spazzolino come un normale dentifricio.

La prima cosa che mi ha lasciato interdetto è stata il sapore. Sembra detersivo per piatti. Un po' alla volta mi ci sono abituato, ora non lo trovo per niente sgradevole.
In secondo luogo, pensavo che non facesse schiuma. Mi ha subito smentito, entro un minuto sembravo un cane con la rabbia (ovviamente mi sono messo a fare lo scemo davanti allo specchio).
Poi, il colore: la schiuma che si forma è marroncina... non un granché da vedere. Panico immediato alla: ohmioddio mi verranno i denti marroni! Invece, anche qui, no. Devo ammettere che, ora che è un po' che lo uso, era un pezzo che non avevo i denti così bianchi (per un fumatore è una soddisfazione rara). Inoltre, le mie stupide gengive delicatissime non sanguinano più ogni volta che mi lavo i denti.

Nel complesso, comunque, è un prodotto con pro e contro.
Non tutti gradiranno il forte sapore da "disinfettante", e non essendoci la menta, non lascia in bocca un retrogusto fresco.
Essendo solido, mentre ci si lava i denti si sentono bene tanti piccoli granellini. Puliscono meglio, ma anche questa è una sensazione che non tutti gradiscono.
A favore ripeto che i denti restano davvero bianchissimi... e che persiste per ore quella bella sensazione di "dente pulito". Avete presente quando si passa la lingua sui denti e si sente che sono perfettamente lisci? Ecco, quella.

In conclusione, non lo consiglierei a tutti. Se siete amanti dei dentifrici classici, provate il Dirty, a base di menta e neroli, di sicuro gradirete di più.
Io sono rimasto più che soddisfatto, al prossimo giro mi accaparro lo Splendente e vi saprò dire.

Cosa ci trovate dentro (esattamente):
Fosfato Dicalcico Diidrato (Dicalcium Phosphate Dihydrate), Bicarbonato di Sodio (Sodium bicarbonate), Cremor Tartaro (Potassium bitartrate), Glicerina Vegetale (Glycerine), Lauroyl Sarcosine, Caolino (Kaolin), Aroma, Polvere di Tè verde Sencha Biologico (Camelia sinensis), Essenza Assoluta di Gelsomino (Jasminum grandiflorum), Olio Essenziale di Lime (Citrus aurantifolia), Polvere di Alghe Wakame (Algae), Foglie di Tè Earl Grey Biologico ed Equo Solidale (Camelia sinensis), Sale Marino Fine (Sodium Chloride), Acido Citrico (Citric Acid), Sodium Saccharin, *Citral, *Limonene, *Linalool.
*Presente naturalmente negli oli essenziali.


Quanto vi costa:
Confezione da 40 pastiglie - 4,95 €


LUSH.IT  
date un'occhiata al sito della Lush, mi raccomando, 
è tutta robbba bbbuona per voi e per l'ambiente!

Kimono

Cucire uno di questi cosi è più semplice di quanto non sembri
 Dato che presto mi cimenterò anche io in questa impresa, condivido anche con voi (o perlomeno con tutti i nippofili interessati) come cucire un kimono.
Esistono tantissime varietà di questo indumento, io punterò su uno yukata, il kimono più informale, quello che di solito viene usato per le feste estive o indossato dopo il bagno.

Premetto che cucire un kimono è davvero semplice.
Ho trovato diversi cartamodelli in giro, e ne ho adattato uno in modo che il prodotto finale abbia l'aspetto di un kimono e che sia il più semplice possibile da cucire... non voglio impazzire e non sono un sarto , oltretutto avrò davvero pochissime occasioni di usarlo.... è uno sfizio, più che altro.

Cominciamo con il prendere le misure.

I sette pezzi di cui avete bisogno
Misura A: misurate la lunghezza dalla base del collo fino alle caviglie o fino a dove volete che arrivi il kimono. Aggiungete 5-8 centimetri per gli orli.

Misura B: misurate la larghezza della schiena, dal centro fino alle costole. Aggiungete 6 centimetri perché risulti comodo e altri 5 per gli orli. Se lo volete più largo o più aderente, modificate di conseguenza le misure.

Misura C: misurate dalla spalla fino a circa due centimetri sotto al polso. Aggiungete 5-8 centimetri per gli orli.

Misura D: a braccio teso, misurate la lunghezza dal braccio alla vita e raddoppiatela. Aggiungete 5-8 centimetri per gli orli.

Misura E: prendete la misura B e aggiungete altri 10 centimetri per permettere ai pannelli frontali del kimono di sovrapporsi e per renderlo più confortevole. Per le donnine con le tette grandi, aggiungete ancora qualche centimetro.

Misura F: misuratevi approssimativamente la larghezza del collo.

Ora tagliate tutti i pezzi che vi servono, vi consiglio di usare una stoffa un po' più spessa per il collo.
Per il taglio diagonale sul fronte: una volta presa la misura F, tracciate una linea di 30°. Per farlo basterà avere una squadra con angoli da 30 e 60 gradi.

Come nascondere i rognosi bordi sfilacciati
Ora viene la parte rognosa: fate gli orli a tutti i pezzi su tutti i lati. Gli orli servono per impedire che la stoffa si sfilacci.
Poiché il kimono non ha una fodera interna, è necessario nascondere per bene i bordi della stoffa (figura 1-2-3). I pezzi andranno poi cuciti insieme con cuciture piane (figura 4).
Come già detto è la parte noiosa, ma se avete una macchina da cucire ci si mette pochissimo.


ASSEMBLARE


  • Cucite insieme i due pannelli di retro nel senso della lunghezza (figura 1).
  • Piegate a metà nel senso della lunghezza le maniche (lato D) e cucite insieme i lati corti (figura 2-3).
  • Cucite un lato D delle maniche per metà della sua lunghezza (figura 4); la parte che rimarrà aperta è dove passerà il braccio (bravo banana).
  • Sovrapponete uno dei pannelli frontali a quelli posteriori , allineando il lato lungo. Cucite il lato superiore (figura 5), quindi il lato lungo (figura 6), lasciando lo spazio necessario per far passare il braccio.
  • Cucite anche l'altro pannello frontale (figura 7).
  • Allineate le maniche e cucitele (figura 8).
  • Allineate la metà della striscia che sarà il collo con la cucitura dei pannelli posteriori e cucitelo lungo il bordo e lungo il lato aperto dei pannelli frontali. Qui potrebbe essere fastidioso, piegate la stoffa in modo che si adatti all'andamento non lineare del pannello frontale (figura 9-10-11).

E questo è quanto.
Ora procuratevi un obi (una fascia da avvolgere e legare in vita, le donne spesso ci fanno un fiocco sulla schiena; tradizionalmente è lungo sui tre metri e mezzo) del colore che preferite e godetevi il vostro kimono fatto a manina.

Il gioco dei due esiti (lettura)

"Dovrei restare a casa o trasferirmi?"

Poco tempo fa ho letto le carte ad una mia amica che si trovava di fronte alla decisione di lasciare il lavoro e trasferirsi lontana da casa per buttarsi a pesce in una nuova vita e sentirsi autosufficiente.
Come consulto ho scelto il gioco dei due esiti, che parte da una situazione iniziale e delinea due diverse situazioni, l'una ad esclusione dell'altra.

Dopo aver mescolato e tagliato il mazzo e disposte le sette carte necessarie il risultato è stato quello che vedete nell'immagine in alto.

Vediamo cosa è venuto fuori alla domanda: "Dovrei restare a casa o trasferirmi?"

La prima carta, ovvero la situazione attuale, è la Temperanza rovesciata.
Uno stato di tensione, di nervosismo, chiusura e depressione. Incapacità di prendere decisioni e ansie. La Temperanza, che dritta travasa con pazienza l'acqua da una brocca all'altra, rovesciata non ne è più in grado.
E' evidente che c'è un grande dubbio su cosa sia meglio fare, timore di sbagliare e per questo un'ansia di fondo.

La colonna di sinistra rappresenta le conseguenze se avesse deciso di restare in famiglia.
Troviamo:
  • Il Dieci di denari: una carta molto forte dal punto di vista del guadagno materiale. Eredità o guadagni lavorativi, in ogni caso entrate.
  • Il Quattro di denari: la carta del denaro guadagnato con il lavoro, della stabilità, ma anche dello studio.
  • Il Cinque di spade: evidenzia chiusura nei rapporti, insoddisfazione personale o sul lavoro e in casi estremi depressione.
Nella lettura d'insieme, il restare in famiglia avrebbe portato molto probabilmente un nuovo contratto lavorativo, un avanzamento di grado o nuove possibilità sul fronte del lavoro. Soldi in tasca e una maggiore stabilità di sicuro... ma anche una profonda insoddisfazione, la sensazione di essere intrappolati e di non riuscire ad esprimere le proprie capacità.
Insomma, i soldi non fanno la felicità.

La colonna di destra, al contrario, rappresenta le conseguenze del lasciare la famiglia e trasferirsi in una nuova città.
Troviamo:
  • Il Sei di coppe: positivo non solo per l'amore, ma nel campo degli affetti in generale. L'amore o l'affetto che proviamo è ricambiato e disinteressato.
  • Il Quattro di spade rovesciato: le quattro spade sono una barriera, una gabbia, un cancello che costringe alla solitudine. Rovesciate sono di sicuro più facili da aprire: un'uscita dalla solitudine o comunque nuova forza vitale e volontà per uscire da essa.
  • L'Imperatrice rovesciata: si tratta di un Arcano maggiore, e perciò di una carta particolarmente forte. Dritta è sinonimo di riflessività, erudizione, intelligenza, buoni rapporti con la madre. Rovesciata diventa un allontanamento dalla famiglia e, soprattutto per una donna, sperpero e pochezza interiore. Ci dice che c'è bisogno di cercare un nuovo scopo.
Nella lettura d'insieme, di sicuro il trasferimento non sarà una scelta facile e la famiglia non ne sarà felice. Ci sarà bisogno di reinventare se stessi, di cercare un nuovo lavoro e di considerare la propria vita sotto un diverso aspetto. D'altro canto il supporto del partner e degli amici sarà assicurato e i rapporti con loro saranno più semplici; questo unito ad un nuovo desiderio di uscire, frequentare gente e rimettersi in gioco.

Alla fine della lettura, la mia amica mi ha detto "Non mi stai dicendo nulla di nuovo." In effetti il responso era abbastanza prevedibile... ma spesso le carte ci dicono qualcosa che in fin dei conti sappiamo già.

La dieta vegetariana

Roba che fa bene

Mi è ripresa la mania di tornare ad una dieta vegetariana. Cosa non semplice in una casa dove circola carne. Non eccessivamente come in troppe case italiane, ma comunque ce n'è.
Die quello che volete, che la carne è buona, che è necessaria, eccetera, io ribatto semplicemente dicendo: durante l'anno di dieta vegetariana che ho fatto, mi sentivo meglio. Sparito il senso di pesantezza, sparite le emicranie, spariti gli abbiocchi dopo il pasto e durante la giornata. E nessun effetto collaterale, se non un fisico più magro e una pelle con meno brufoli e più luminosa. Questo per me è sufficiente per affermare che rinunciare alla carne non può fare che bene.
Non me la sento di passare al vegano (quindi a rinunciare a tutti i prodotti di origine animale), però farò la mia piccola arringa a favore del vegetariano.
Non voglio scendere nei dettagli ed essere prolisso e noioso (potrei parlarvi in dettaglio di proteine, amminoacidi, lipidi eccetera), solo dare qualche spunto sul perché fare a meno della carne è una scelta sana.

Cominciamo con lo sfatare qualche mito.

"Per farsi i muscoli serve la bistecca."
Balle. Io non sono uno sportivo e "farmi i muscoli" non è tra i miei obiettivi. Però ho conosciuto una persona che sono anni che non tocca la carne ed è un appassionato di escursionismo in montagna. E anche sui sentieri più ripidi fila come un treno, nonostante non sia più un ragazzino.

"Andando aventi con l'età avrai problemi."
Balle. La nonna di una mia amica sono quarant'anni che non mangia carne e sta benissimo. Al contrario, il consumo eccessivo di carne può portare a tumori a livello cardiaco e intestinale e un cedimento prematuro del fisico.

"Avrai problemi di salute."
Balle. Come ho già detto, nell'anno di astinenza dalla carne mi sentivo decisamente meglio. Niente emicranie, niente pesantezza, niente problemi di digestione. E il tono della pelle era migliorato a vista d'occhio, così come la qualità dei capelli: più lucidi, più folti. Più SANI.

"I vegetariani sono tutti animalisti estremi."
Balle. Io ci ho dato un taglio con la carne non perché sono del parere che mangiare un altro essere vivente è immorale, ma perché mi fa schifo l'attuale ciclo di produzione della carne. E il biologico costa troppo per mangiarlo regolarmente. Per capirci: non trovo sbagliato uccidere e mangiare una mucca, ma trovo sbagliato farle vivere la sua breve vita legata ad una catena di mezzo metro o in una stalla dove può muoversi a stento e sguazza nei propri escrementi.

"Mangiare carne è naturale e necessario."
Balle. Possiamo benissimo vivere senza. In condizioni di sopravvivenza si, ammetto che mi mangerei anche la mamma di Bambi... ma per ora abbiamo il lusso di scegliere. Una delle poche scelte che possiamo fare liberamente.
Non dimentichiamoci che di natura saremmo onnivori (c'è chi sostiene addirittura fruttivori) e la carne è diventata solo di recente un bene che tutti si possono permettere... in natura per l'uomo la carne è un lusso che si può concedere una tantum.

"Se non mangi carne tiri avanti a insalate."
Balle. Al contrario, eliminando la carne ci si accorge di quanti modi diversi esistono per cucinare le verdure, combinandole tra di loro e cuocendole in innumerevoli modi. Insalate si, ma anche tortini, zuppe, frittate, sformati, pasticci... al vapore, al forno, grigliate, lesse, arrosto... e potrei andare avanti.
La conseguenza è che si cucina di più, si variano le preparazioni, si mangia con più gusto e con più calma. Non mi sembrano cose negative.

"La carne è insostituibile."
Balle. Certo, è vero che rinunciare alla carne comporta un'attenzione maggiore alla propria dieta, per assumere il giusto apporto di proteine. Ebbene, latte, formaggi, yogurt, uova, legumi (e qui si ha un'ampia scelta tra ceci, fagioli, fagiolini, lenticchie...) sono tutti alimenti contenenti proteine in quantità. Senza esagerare con i formaggi, che vi mandano il colesterolo alle stelle.

Detto questo, sottolineo che non ci rendiamo nemmeno conto di mangiare troppa carne. Diritti degli animali a parte, parlando solo di salute, le dosi che consumiamo sono eccessive, non parlando di fabbisogno proteico, ma tenendo conto che con la carne assumiamo anche lipidi (ciccia!).

Non mi dilungo oltre, e concludo consigliandovi tre cosucce.

"Io Mangio Vegetariano" di Nicla Vozzella
Un po' di parte, ma di sicuro interessante. E' un saggio, ma è piacevole da leggere ed esaustivo.

"Cucchiaio Verde"
Oltre ad un interessante prologo sull'alimentazione, l'abbinamento coretto dei cibi e i gruppi alimentari, offre 1000 (non ho messo uno zero di troppo, sono proprio mille) ricette tra vegetariane e vegane. Siete ancora convinti che i vegetariani campino a cespi di insalata?

"Food Inc."
Un film documentario datato 2008 sul ciclo produttivo alimentare statunitense (modello che si sta espandendo a macchia d'olio anche in Europa), candidato al premio Oscar 2010 come miglior documentario.
Non dico che vi farà dire addio alla carne ma se avete un po' di buon senso almeno vi ci farà pensare.

Mi fermo qui, con una domanda: vi fa tanto schifo l'idea di avere un corpo più sano, una pelle più bella, un umore migliore e, già che ci siamo, spendere meno?