Lo scannatoio

Comari, ubriaconi, violenza, miseria e denuncia sociale

  Non ho mai disdegnato leggere gli autori studiati a scuola ai bei tempi (si fa per dire) delle superiori.
Qualche tempo fa, rovistando in una libreria di libri usati (libri a 1 euro, non posso non darci un'occhiata se me li tirano dietro così), ho recuperato un libro di Zola, "La bestia umana".
Bè, da lì ho scoperto che questo autore mi piace un sacco.

Due parole (giusto due) per chi non lo conoscesse o se ne ricordasse poco.
Zola è stato uno scrittore francese attivo nella seconda metà del 1800, ed è considerato il fondatore del naturalismo francese (simile al verismo italiano.. vi ice niente un certo signor Verga?).
E' celebre soprattutto per il suo ciclo di romanzi dei Rougon Macquart: venti libri che seguono le vicende di una famiglia attraverso le varie generazioni.
In essi l'autore sviscera la sua teoria sull'ereditarietà, su tratti genetici non solo somatici ma anche caratteriali che passano dai genitori ai figli.
"La bestia umana", di cui parlavo prima, è il diciassettesimo romanzo di questa saga, ma i libri sono tranquillamente leggibili ognuno a sè.
Dopo averlo letto, mi sono precipitato a cercarne altri.
E, sempre per pochi euro, ho trovato "Lo scannatoio", edito dalla Newton Compton Editori: una bella edizione, ben curata e nuova di zecca.
Lo scannatoio, o, se preferite, L'assommoir, è uno dei romanzi più celebri di Zola: è compreso nei piani di studio di qualsiasi liceo o istituto superiore.
Cercherò di farne una recensione che abbia il meno possibile il sapore di testo scolastico.

Cominciamo dalla trama.
Gervaise è una giovane madre: vent'anni, già due figli, un marito fannullone e zero prospettive per il futuro. Tuttavia, dopo essere stata lasciata dal consorte, cede alla corte del vicino di stanza e finisce con il risposarsi.
Inizia qui una parabola che la porterà prima verso un progressivo miglioramento della vita: riuscirà a trovare lavoro, trovare una casa decente, risparmiare qualche soldo e addirittura mettersi in proprio, aprendo una piccola bottega.
Ma, dopo un incidente del marito, che lo costringe a letto per qualche mese, le cose cominciano pian piano a andare a rotoli: lui si impigrisce, perde l'amore per il lavoro, inizia a bere. Così iniziano a coprirsi di debiti e a scivolare pian piano verso la miseria più nera.

La trama è tanto semplice quanto tragica.
Le ricerche svolte da Zola, uomo pignolo e preciso, conferiscono a tutto il romanzo un sapore crudele e autentico, dalle descrizioni degli ambienti ai personaggi, caratterizzati alla perfezione.
Tutta la storia si svolge all'interno della classe operaia, in quella terra di nessuno che è la periferia parigina dell'epoca di Napoleone III: un luogo che non è campagna, ma viene ignorato anche dalla città.
E in questo ambiente, la miseria regna sovrana: possedere una casa di tre stanze è un gran lusso. Le paghe sono misere, così come le ambizioni.
Eppure, nonostante tutto, la gente che sguazza in questa miseria fa di tutto per salvare le apparenze, darsi un'aria di rispettabilità e onestà, celando le invidie, per poi sfociare nel pettegolezzo più sfrenato. Abitudini che nulla hanno da invidiare alla borghesia e all'aristocrazia.
Ma non si deve pensare che i personaggi di questo libro, il proletariato, la fauna dell'ultimo anello della società, siano cattivi: sono solo ignoranti, istintivi, spesso disperati e spinti alla ferocia.
Perché in che altro modo potrebbe reagire un essere umano che vive nella miseria?
L'unico sollazzo (e sollievo) è bere, dimenticarsi dei propri guai fino addirittura a riderne. Ed ecco che spunta "L'assommoir", lo scannatoio del titolo: si tratta di una bettola dove si distilla acquavite, e dove tante esistenze dilapidano il salario, troppo deboli per affrontare gli affanni quotidiani e capaci solo di affogarli nell'alcol, mentre la loro vita si inabissa sempre di più.
In questo scenario assisteremo alla progressiva trasformazione di Gervaise, da essere umano a bestia affamata in cerca di un tozzo di pane; personaggio simbolo della quasi totale classe a cui appartiene.
Ma che, in fondo, sono persone delle quali non importa niente a nessuno: se muoiono, lo fanno in silenzio.

Mi fermo qui.
Potrei andare avanti a parlare di questo libro molto a lungo; ma il mio scopo è fare una recensione e incuriosirvi un po', non fare un tema o un trattato scolastico.
Finisco con il dire che, nonostante si tratti di un libro di fine '800, lo stile è scorrevole e semplice, assolutamente non pesante o verboso.
Si parla di operai, e Zola parla come loro: descrizioni schiette, dialoghi semplici e spesso infarciti di volgarità. Non ci si fa mancare nulla insomma.
L'edizione mi piace molto, è robusta e contiene una lunga ed esaustiva premessa sull'autore e sul ciclo dei Rougon Macquart, dei quali riporta anche un utile albero genealogico.

Vi invito caldamente a leggerlo. Non scartatelo solo perché è un libro studiato a scuola, quindi per forza noioso.
Fa riflettere sulla concezione che abbiamo di povertà e miseria, su molte convenzioni sociali che non sono andate perse per niente (vedesi ad esempio lo scimmiottare a tutti i costi le classi sociali più ricche anche se non se ne hanno i mezzi), su tante abitudini che sono ancora presenti, anche se evolute e accuratamente nascoste dietro ad una maschera di rispettabilità.
Insomma, un romanzo di più di cent'anni fa ma che potrebbe benissimo essere riadattato ai giorni nostri, con qualche accorgimento.
Fateci un pensierino.

Sangria

Di questa roba ne berrei a litri, scivola giù fin troppo facilmente

 Oggi vi propongo un cocktail che amo a livelli smodati: la sangria.
E' tanto semplice da preparare quanto buono, e si presta a tutte le ore del giorno (e della notte). Va bene come aperitivo, va bene come dessert, va bene durante il brunch o a metà pomeriggio.
E, si, va bene anche d'inverno, nonostante sia spesso il protagonista di tante festicciole estive.
Non esiste una ricetta ufficiale: in Spagna ogni regione ha una sua versione personale, ma la base è uguale per tutti. Poi ognuno può arricchirla come più gli piace.

Qualche accorgimento base però è d'obbligo.
  • La sangria andrebbe preparata al momento. Molti mescolano gli ingredienti e li lasciano raffreddare nel frigorifero per ore, tutti insieme. In questo modo però lo zucchero intacca la frutta, la quale macera nel vino, il quale a sua volta viene rovinato sia dalla frutta che dallo zucchero, perdendo così il suo aroma.
  • E' un cocktail da servire molto freddo. Per ovviare alla necessità di prepararlo al momento, usate ingredienti tolti direttamente dal frigorifero.
  • Il vino deve essere preferibilmente un rosso dal colore intenso, fermo (ovvero senza bollicine), e di buona gradazione alcolica.
  • Il superalcolico che di solito viene aggiunto non serve per alzare il grado del cocktail, ma per aromatizzarlo ulteriormente. Quindi non esagerate.
Tradizionalmente, la sangria si prepara in caraffe, quindi come prima cosa vi dò la ricetta base con le proporzioni, appunto, da caraffa.

Procuratevi:
  • una bottiglia di vino rosso
  • due arance
  • un limone
  • una mela
  • una pesca
  • tre cucchiai di zucchero
  • un bicchierino di liquore
Versate il vino in una caraffa, aggiungete lo zucchero e mescolate bene. Spremetevi dentro il succo delle arance.
Tagliate la frutta a fettine o pezzetti e tuffate dentro alla caraffa anche quelli.
Aggiungete il liquore, mescolate e... no, non c'è altro.
Personalmente suggerisco di non aggiungere ghiaccio nella caraffa, ma di mettere qualche cubetto di ghiaccio nei bicchieri, subito prima di riempirli.

Se volete, potete aggiungere alla vostra sangria aromi come una stecca di cannella, un baccello di vaniglia (incidendolo per lungo prima di metterlo nella caraffa) o dei chiodi di garofano. Anche per la frutta vi potete sbizzarrire: le fragole e l'uva non ci stanno per niente male.
Spesso viene allungata con soda o gazzosa. A me piace così com'è!

Per quanto riguarda il liquore da aggiungere, sconsiglio caldamente la vodka, in quanto non ha un vero e proprio sapore, aumenterebbe solo il grado senza conferire al cocktail nient'altro. Anche il whiskey secondo me non si sposa troppo bene con la sangria, avendo un sapore molto deciso e spesso torboso. Ma c'è a chi piace anche così.
Invece, il brandy darà un gusto corposo, il rum addolcirà ulteriormente (personalmente io uso il rum giamaicano Myer's, che ha forti note di vaniglia), il gin darà un tocco inconfondibilmente speziato e pungente. Per accentuare il sapore agrumato usate il Cointreau, per renderlo più dolce e corposo il Grand Marnier.

E se volessimo farci un bicchiere di sangria al volo, tanto per gradire?
E' un po' meno semplice, visto che dovrete tagliare della frutta che andrà consumata entro breve (non si butta via nulla!!!).
Comunque sia: mettete in un bicchiere (a me piace farlo in un calice a coppa, ma anche un old fashioned o un tumbler basso vanno più che bene) tre o quattro cubetti di ghiaccio, aggiungete un cucchiaino di zucchero e un goccio di liquore.
Spremeteci del succo di arancia, colmate con il vino e mescolate bene.
Guarnite con una scorzetta o fettina della suddetta arancia insieme a una fetta di mela o pesca. Se volete aggiungete soda, gazzosa o acqua tonica.

Provatelo anche voi, è uno dei miei cocktails preferiti. Occhio però che dà dipendenza.

Tuttifrutti

Shampoo fruttoso che rinfresca i capelli e le idee

 E per la seconda volta di fila recensisco un prodotto Lush di una categoria che non avevo mai provato. Bè, c'è sempre una prima volta, giusto?
Approfittando di un campioncino (io amo i campioncini, mi spiace quasi usarli), ho avuto modo di provare il mio primo shampoo Lush. Liquido, non solido.
Su quelli solidi sono ancora un po' scettico: tutti quelli che li hanno provati mi hanno detto che sono un po' troppo aggressivi e a me i prodotti per capelli troppo forti fanno brutti effetti.
Quindi, oggi vi parlo un po' del Tuttifrutti, uno shampoo dal poco invitante color vomitino. Me l'hanno consigliato in negozio, visto che ho i capelli che ultimamente tendono ad ingrassarsi... ma che se trattati con troppa energia diventano secchissimi, sfibrati... e il giorno dopo sono di nuovo unti.

Lush ci dice:
Alla fine della giornata i tuoi capelli sembrano già sporchi e pesanti come appena usciti da un oleodotto? Con Tuttifrutti non succederà più! Contiene la frutta fresca più enzimatica e potente (papaia, ananas, mango, kiwi) per pulirli in modo radicale, e gel di alghe per farlo senza seccarli come altri prodotti specifici. Arancia e limone regalano poi brillantezza e un profumo molto succoso. Ottimo per i capelli grassi, ma anche per i frequentatori delle piscine e degli ambienti loschi.
Così, di primo acchito, l'odore non mi convinceva. E' fruttoso, si, ma ha un odore pastoso che non mi sconfinferava proprio per niente.
Ma visto che avevo finito lo shampoo (in casa mia siamo sempre a corto di shampoo; come mio padre faccia ad usarne quantità industriali pur avendo quattro peli in testa è un mistero), l'ho provato.
Sentendo l'odore, era il fattore che al momento mi preoccupava di più. Ma per fortuna, dopo il lavaggio cambia completamente. Non scompare, anzi, il profumo è abbastanza persistente, ma vira nettamente dal dolciastro al fresco. Insomma, lascia i capelli piacevolmente profumati di frutta a lungo.
Parlando invece dei risultati sui capelli, anche quelli mi sono piaciuti parecchio. Li lascia molto morbidi e luminosi, senza appesantirli minimamente.
Oltretutto, almeno su di me, ha un discreto effetto volumizzante.
E gli effetti promessi ci sono davvero: il giorno dopo il lavaggio sono ancora belli puliti e soffici.
Come quantità, ne basta pochissimo, fa un sacco di schiuma e un campioncino mi è bastato per più di due settimane. Tenete conto che ho i capelli corti, lavo i capelli due o tre volte a settimana e faccio uno shampoo solo (metodo che consiglio vivamente a chi ha i capelli con tendenza a ingrassarsi: lavarli più spesso o fare più passate ha l'unico effetto di stimolare il cuoio capelluto a produrre più sebo).
Insomma, sono rimasto davvero soddisfatto.

Per quanto riguarda gli ingredienti, mi a storcere un po' il naso il Sodium Lauryl Sulfate (SLS), che è un agente molto aggressivo, anche se meno inquinante del "cuginetto" più delicato, il Sodium Laureth Sulfate (SLES).
Però non mi ha dato problemi... ma meglio se era senza SLS, anche se facesse un po' meno schiuma (uno degli effetti del tensioattivo SLS) non morirebbe nessuno.

Cosa ci trovate dentro (esattamente):
Acqua (Aqua), Sodium Lauryl Sulfate, Ammonium Lauryl Sulfate, Cocamide MEA, Propylene Glycol, Profumo (Parfum), Olio Essenziale di Limone (Citrus limonum), Succo Fresco di Papaia (Carica papaya), Sale Marino (Sodium chloride), Estratto di Alghe (Chondrus crispus), Olio Essenziale di Arancia (Citrus aurantium dulcis), Succo Fresco d'Ananas (Ananas sativus), Succo Fresco di Kiwi (Actinidia chinensis), Succo Fresco di Mango (Mangifera indica), *Citral, *Limonene, Benzyl Alcohol, Methylparaben, Propylparaben. 

Quanto vi costa:
Bottiglietta da 100 grammi € 6,55
Bottiglia da 250 grammi € 13,10
Bottiglione da 500 grammi € 19,95


LUSH.IT  
date un'occhiata al sito della Lush, mi raccomando,
è tutta robbba bbbuona per voi e per l'ambiente!

Il gioco del Giudice - lettura

Le carte che formano in questo caso il responso ad un quesito rigurdante la salute

Ho cominciato a sperimentare un metodo di lettura tradizionale che trovo adattissimo al mio carattere e al mio approccio con le carte: il metodo del Giudice.
E' estremamente versatile: si addice a dubbi, previsioni, quesiti, sia generici che formulati con precisione.
Fornisce responsi ampi e dettagliati, nonostante sia composta da poche carte e sia di immediata memorizzazione.

Questa lettura utilizza i soli Arcani Maggiori. A me la cosa piace molto: sono carte molto dirette, che proprio per questo molti cartomanti avvertono come ostili.
Io li amo perché parlano chiaramente e senza mezzi termini, raccogliendo al contempo numerosissime simbologie e associazioni.

Utilizzate il metodo di mescola che prediligete quindi fate pescare quattro carte al consultante e disponetele a croce, secondo lo schema qui a sinistra.
La quinta carta si ottiene sommando i valori degli altri quattro Arcani. Se la somma ottenuta è 22 corrisponde al Matto, l'Arcano senza numero o numero 0, mentre se è superiore si procede alla somma delle cifre del numero ottenuto (ad esempio: 41= 4+1=5).
La prima carta rappresenta tutti gli elementi a favore della domanda, la seconda gli elementi sfavorevoli.
La terza, detta il Giudice, dice cosa sarebbe opportuno fare, mentre la quarta, la Sentenza, evidenzia il risultato più probabile se si continua sulla strada intrapresa.
La quinta e ultima carta, la Sintesi, fornisce un sunto della situazione,  evidenziando uno degli aspetti già valutati o scoprendone di nuovi.

Le carte vanno interpretate tra di loro, mai lasciate singolarmente.
In particolare:
La prima e la seconda per valutare la situazione generale
La terza (il Giudice) con la prima se positiva, con la seconda se negativa.
La quarta (la Sentenza) con la prima e il Giudice se positiva (cose da fare, a partire dalla situazione attuale per ottenere un esito felice), con la seconda e il Giudice se negativa (cosa fare, a partire dalla situazione attuale, per sventare un fallimento o un esito poco piacevole).
La Sintesi ovviamente va confrontata con tutte le considerazioni precedenti.

Ora riprenderò in mano una lettura fatta tempo fa, che mi sentivo di non aver approfondito a sufficienza (quella che trovate in figura). Era la prima volta che usavo questo metodo di lettura... oltretutto era tardi ed ero parecchio assonnato (infatti ho pure sbagliato a fare i conti per trovare la quinta carta).
In ogni caso, vi riporto una lettura approfondita del risultato.
La domanda era un quesito generico sulla salute futura, visto che il consultante ha problemi cardiaci non troppo simpatici.

1. Elementi favorevoli - Il Sole -

Il Sole, letto dal lato medico, è proprio legato alle malattie cardiache.
Nel complesso, è una carta di felicità. Qui potrebbe stare a significare che la situazione attuale è largamente favorevole, e che la cosa migliore da fare è esserne grati.In alternativa, che una serenità interiore è la cosa migliore che il consultante possa desiderare per giovare alla propria salute.
In questa posizione, va ad influire positivamente tutte le carte che seguono.

2. Elementi sfavorevoli -Gli Amanti rovesciati-
La carta degli Amanti (o dell'Amore), non è solo legata alle faccende amorose (anche se è simbolico il come si sia presentata proprio in questo contesto, in un certo senso la carta parla di "problemi di cuore"), ma anche dell'osare, perché in amore tutto è lecito.
In questa posizione avvisa il consultante di non osare troppo, di guardarsi dagli stravizi e dalle separazioni. Indica anche debolezza interiore, tutte cose che non gioveranno alla situazione di salute generale.
In ogni caso è mitigata dalla presenza del Sole, che ci dice che tutte queste cose possono essere presenti in piccole quantità (guardarsene comunque).

3. Giudice -Il Carro rovesciato-
Il Carro è un simbolo di movimento spaziale e temporale: è il cammino da un luogo all'altro, ma anche la vita. Rovesciato indica una strada pericolosa, incerta, dice che non abbiamo le forze necessarie per intraprenderla o abbiamo fatto una scelta sbagliata.
In relazione alla carta precedente, il Carro, qui in posizione di Giudice, dice di non abusare del proprio corpo e procedere a piccoli passi, con prudenza. Altrimenti il carro si rovescia.

4. Sentenza -La Torre-

La Torre, la carta del fallimento, è una Sentenza che può spaventare.
Ad una prima lettura dice che se si continua così non ci sarà un buon esito.
D'altro canto, consiglia a lasciare che tutto vada come deve andare e a ricominciare dall'inizio. Può riferirsi a un periodo stressante o pieno di dubbi (rifacendosi alla carta degli Amanti) che è sta volgendo al termine e che è meglio lasciar finire, per riprendere con una vita più tranquilla. "Lascia che la torre crolli e poi ricomincia un mattone alla volta, con più giudizio".

5. Sintesi -L'Appeso-
L'Appeso è una carta perfetta per concludere la lettura.
Ottenuta dalla somma dei quattro arcani precedenti (Sole 19 + Amanti 6 + Carro 7 + Torre 16 = 48; 4+8=12, l'Appeso), è la carta del cambiamento. Ma non un cambiamento come quello dell'Arcano che lo segue (la Morte, la trasformazione ininfluenzabile), bensì un cambiamento dovuto alla disciplina e agli sforzi personali.
Questa carta, in relazione alle altre, fornisce una Sintesi chiara: c'è bisogno di più disciplina, di modificare le proprie abitudini. I risultati arriveranno di sicuro.

Lettura riassuntiva
La salute al momento è buona, se appoggiata da una serenità interiore, ma è necessario guardarsi dagli stravizi a cui ci si sta sottoponendo. Meglio ridimensionare gli eccessi e non abusare del proprio corpo, lasciando che questo periodo passi e riprendendo in mano la propria vita con più giudizio e disciplina.

Angel Food Cake

E' sofficissima, ultra light e, incredibilmente, americana.

E rieccomi, mentre questo periodo asfissiante volge finalmente al termine (si spera!).
E siccome ho bisogno di un attimo di pausa, faccio conoscere anche a voi questa ricetta  che, sebbene gli ingredienti siano davvero semplicissimi, non è di così immediata riuscita. Insomma, ci vogliono un po' di mano, di occhio e di delicatezza.

Leggendo la ricetta in giro, mi sono stupito: è la torta più leggera e ipocalorica che abbia mai visto. Si chiama Angel Food Cake (o Angel Cake) e viene dritta dritta dagli Stati Uniti. Si tratta di una variante della Chiffon Cake, ma è ancora più leggera: non utilizza nessun grasso.
Vi dico da subito che per la preparazione avrete bisogno di uno sbattiuova (sarebbe meglio ancora una planetaria). Lavorarla a mano richiede davvero una grande pratica.

Cominciamo con gli ingredienti.
  • 450 grammi di albumi (circa 12 albumi di uova extra-large o 15 di uova normali)
  • 250 grammi di zucchero
  • 5 grammi di cremor tartaro
  • 1 bustina di vanillina o 1 fialetta di aroma alla vaniglia
  • 150 grammi di farina 00

Primadi tutto: cos'è il cremor tartaro? E' un agente lievitante chimico che si differenzia dal lievito naturale perché al contrario di quest'ultimo non fa lievitare il composto reagendo con esso, bensì sviluppando bolle di anidride carbonica.
Potete usare anche il lievito classico, ma con il cremor tartaro viene decisamente meglio.
Prendete gli albumi e metteteli in una ciotola bella grande; è importante che siano a temperatura ambiente.
Mescolate insieme per bene vanillina e zucchero, se usate quella in polvere.
Iniziate a montare a neve gli albumi, a velocità media: non appena diventano bianchi aggiungete l'agente lievitante, senza smettere di lavorarli.
Aggiungete lo zucchero e la vanillina, sempre continuando la lavorazione, due/tre cucchiai alla volta fino a farlo amalgamare tutto.
Quando gli albumi saranno montati a neve fermissima (usando lo sbattiuova a velocità media ci vorrà circa un quarto d'ora o poco meno), incorporate la farina, setacciata, mescolando con estrema delicatezza dal basso verso l'alto (occhio che altrimenti le uova si smontano), utilizzando una spatola.
Per cuocere questa torta, è necessario uno stampo americano a ciambella, con il fondo piatto e i bordi alti. Queste caratteristiche permettono al dolce di lievitare al massimo senza poi sgonfiarsi mentre si raffredda.
Peccato che gli stampi nostrani a ciambella abbian tutti il fondo lavorato.
Come ovviare?
Vi dico entrambi i procedimenti.
Versate il composto nello stampo, poi prendete un coltello e divertitevi a pugnalarlo tre o quattro volte, per eliminare le bolle d'aria. Poi utilizzando una spatola, livellatelo per bene.
Infornate a 180° per 40-50 minuti.
Con stampo a ciambella a fondo piatto
Dopo averla sfornata, lasciatela nella tortiera per una decina di minuti e poi tiratela fuori.

Con stampo a ciambella tradizionale a fondo lavorato
Dopo averla sfornata, capovolgete lo stampo, infilando il foro centrale nel collo di una bottiglia, e lasciate raffreddare a testa in giù.
Mi raccomando, non imburrate nè infarinate lo stampo!

Non è una ricetta complessa, come già detto.
Vi avanzeranno una marea di tuorli, con i quali potete sbizzarrirvi a fare creme e cremine (nonché quantità industriali di pastafrolla) con i quali accompagnare la vostra Angel Cake.

dimenticavo, da ora in poi voglio aggiungere alla fine delle ricette le calorie del piatto. Tenete conto che il fabbisogno calorico medio quotidiano si aggira tra le 2000 e le 3000 calorie, a seconda i sesso, età, altezza e peso.

ANGEL CAKE
Calorie complessive: circa 1700
Calorie per fetta (dividendo il dolce in 12 fette): circa 141

Il Campo dell'Arcobaleno

Poetico, filosofico e psicologicamente brutale
"Una volta Zhuang Zi sognò d’essere una farfalla,
che volava qua e là, felice di se stessa,
e senza sapere d’essere Zhuang Zi.
Quindi si svegliò, e gli sembrava d’essere, senza dubbio, Zhuang Zi.
Ora però non sapeva piú se fosse Zhuang Zi
che aveva sognato d’essere una farfalla,
o una farfalla che sognava d’essere Zhuang Zi.
"

Oggi riciclo una vecchia recensione, con il timore che vada persa nei meandri del computer (prima era sul mio vecchio blog di recensioni manga che ho cancellato per la poca costanza con cui ci scrivevo), e vi parlo di uno dei miei fumetti preferiti di uno dei miei autori preferiti, Inio Asano. E il titolo è Il Campo dell'Arcobaleno.

Parlarvi della trama sarà difficile, perché non esiste una trama vera e propria. E' un grande intreccio costituito dalle vite e dai ricordi dei numerosi personaggi.
Il manga inizia nel presente, per poi saltare continuamente tra presente e passato.
Ci vengono presentati dei bambini, tutti molto diversi tra loro e ognuno a suo modo speciale, li ritroviamo nel presente e viviamo attraverso i loro ricordi. Ricordi che però sono spesso frammentari e illusori. Li vediamo crescere, sperare, affrontare i propri scheletri nell'armadio e affrontare quelle memorie che, come tutte le memorie dei giorni d'infanzia, spesso ci rendono un quadro distorto di ciò che è davvero successo.
Filo conduttore del racconto è il Campo dell'Arcobaleno che dà il titolo al volume, che non è altro se non uno spiazzo erboso sulle rive di un fiumiciattolo, o per meglio dire uno scolo, risalendo il quale si accede ad una galleria buia attorno alla quale circolano strane leggende.

Ci troviamo di fronte ad un titolo molto particolare.
Richiede una buona concentrazione e, possibilmente, più di una lettura per goderlo appieno, in quanto le interpretazioni sono molteplici, e fino a tre quarti del volume è difficile scorgere l'intreccio di fondo.
La narrazione è cruda, dura, violenta, così come i personaggi che spesso nascondono lati imprevisti della personalità.
I salti temporali nella trama sono imprevedibili e non dichiarati; possono rendere difficile la lettura; ma alla fine l'autore riesce a tirare le fila magistralmente, chiudendo tutto con un finale incisivo e d'impatto. Non preoccupatevi quindi, tutto sarà spiegato... e lasciato a voi perché ne traiate le vostre conclusioni.
Le atmosfere sono oniriche, sfuggenti, non ci sono quasi dialoghi, solo brevi monologhi che lasciano sempre il senso di incompiuto, di un pensiero a fior di labbra rimasto inespresso.

I personaggi di sicuro sono ben costruiti, ma la forza del manga sta nell'intreccio più che in essi. Tuttavia, sono affascinanti ritratti dell'uomo comune, che dietro ad una faccia anonima e ad un comportamento conformato alle norme di "accettabilità" della massa può nascondere una personalità brutale, deviata, violenta o geniale.

I disegni sono molto curati e precisi, con una personalità moderna e tagliente.
I personaggi sono caratterizzati bene anche con pochi tratti e mantengono i tratti somatici tipicamente orientali. L'autore qui e là fa utilizzo del computer, ma non si nota per niente, è uno di quei casi dove i ritocchi virtuali si integrano perfettamente con il disegno, lasciando inalterato il sapore del umetto "classico", realizzato a mano.

Un titolo non per tutti, ma da provare assolutamente se si cerca un prodotto particolare o comunque fortemente distanziato dalla massa. Assolutamente non convenzionale. L'ho dovuto leggere un paio di volte per capirlo bene, i salti temporali a volte sono spiazzanti, ma nulla è lasciato al caso; si vede che dietro le quinte è stato tutto studiato minuziosamente.
Se passate in fumetteria e se avete la fortuna di trovarlo, portatelo a casa: questo librone nero costerà anche una decina di euro, ma vale più di venti numeri di un qualsiasi fumetto mainstream.

Cortometraggi animati lovvosi


Eeeee... è San Valentino.
Non amo particolarmtne questa ricorrenza, semplicemente perché penso che non ci sia bisogno di una ricorrenza per scambiarsi regalini e pensare al proprio partner.
In ogni caso... ho raccolto qui per voi i miei cortometraggi animati preferiti a tema amoroso.
Quindi, guardateli e fate i bravi amorini. Da domani tornate ad essere normali, mi raccomando.








THERE SHE IS!

J.Ballard - Tutti i racconti 1963-1968

Seicento pagine di cinismo

Era un po' che non postavo una recensione di un libro. Semplicemente perché l'ultimo libro che stavo leggendo mi ha preso davvero tanto per finirlo (un mese è tanto per me, di solito li divoro in pochi giorni).
E, con un evviva all'incongruenza, è di nuovo un libro di fantascienza. Si si, proprio io che continuo a ripetere che la fantascienza non mi garba.
Spulciando in giro, un autore aveva attirato la mia attenzione: James Graham Ballard, da molti considerato uno dei maggiori autori inglesi.

Informandomi un po', ho scoperto che è sì uno scrittore di fantascienza, ma si è adoperato anche nella satira.  Che, combinata alla fantascienza, mi piace. Se poi aggiungiamo che è stato fortemente ispirato dal surrealismo... diciamo che mi sono fiondato a recuperare un suo libro.
E siccome sono megalomane, mi sono accattato un mattone di seicento pagine scritto a caratteri piccini picciò. Eh, costava poco.

Il libro in questione è il secondo volume che raccoglie tutti i suoi racconti. Perché il secondo? Potrei dirvi che dato che sono tre libri ho scelto un periodo intermedio per avere una panoramica più ampia. E invece no, l'ho preso perché in libreria c'era solo quello. E costava poco. Pigrizia.
Cercherò di fare una recensione complessiva, perché prendere i racconti singolarmente sarebbe un lavoro eterno, vi annoierei e, non conoscendo bene l'autore, non potrei fare un buon lavoro.
Allora, il volume comprende più di trenta racconti, scritti tra il 1963 e il 1968.
Anni '60, periodo di grandi sconvolgimenti e rivoluzioni, un'atmosfera che permea tutti i componimenti.
Essendo un raccolta di racconti ovviamente la qualità è altalenante, accostando pezzi pregevoli ad altri più deludenti.
Ma se devo usare un aggettivo che li accomuni tutti è, probabilmente, rassegnazione. O meglio, ineluttabilità.
Infatti, ora più ora meno, vediamo storie di sogni, aspirazioni, infatuazioni, che puntualmente si infrangono, portando ad una maturazione dei protagonisti tesa verso l'accettazione di ciò che li circonda, per quanto triste o ingiusto.
Più volte ritorna l'ambientazione desertica, che trasmette un senso di ineluttabilità e solitudine disarmante. Un ipotetico futuro mesto, una dimensione temporale sospesa in attesa di nuovi sviluppi.
E il tempo stesso è spesso protagonista, che venga alterato, fermato o manipolato. Il tempo pesa sui personaggi come un macigno, una spada di Damocle che non lascia scampo a nessuno; l'autore ci sbatte continuamente in faccia un cinismo ai limiti della crudeltà. Ma lo fa sempre con freddezza calcolata: noi siamo spettatori, non ci è dato intervenire nelle vicende di questi mondi distanti.
La sensazione generale è di trovarci in una boccia di vetro o una bolla: possiamo vedere, possiamo aggirarci tra i personaggi e i paesaggi ma non possiamo interagire con loro, non possiamo esplorare di nostra spontanea iniziativa e l'immedesimazione è quasi esclusa.
I personaggi di Ballard sono strani. Spesso sono folli, ritratti di lati inconsci dell'uomo portati all'eccesso. Ho fatto davvero fatica a entrare in sintonia con loro, visto che le loro motivazioni e le loro azioni sono spesso talmente irragionevoli da lasciare basiti.
E l'autore ci spiega poco. I suoi personaggi sono vivi e tridimensionali, si, ma restano distanti da noi. Spesso e volentieri i racconti ci danno poche informazioni, non troverete quasi mai un epilogo che vi spieghi nel dettaglio perché è successa una data cosa. Se il protagonista lo capisce, non ce lo spiega, dobbiamo capirlo per conto nostro. E dopo un po' è frustrante.
Nel complesso, è disarmante. Soprattutto se si considerano i vari racconti come specchi di determinati comportamenti o tendenze del carattere umano, o finestre su un probabile futuro. Magone e depressione, gente.

Quindi, vuoi per le atmosfere, vuoi per il fatto che Ballard costringe il lettore a pensare e a trarre le proprie conclusioni da sè, non sono riuscito a leggere più di un racconto a sera. E un paio non li ho davvero capiti.
Il libro è affascinante e spiazzante al tempo stesso.
Leggerò di sicuro altro di questo autore... ma più in là.
Ora ho bisogno di riordinare le idee e tirarmi un po' su di morale.

Yes to

Never say NO to carrots

Una mia amica mi ha parlato di una linea di prodotti che ha scoperto mentre era a caccia di un buon burrocacao (quelli della Labello lasciano il tempo che trovano): la Yes to Carrots.
Incuriosito, ieri sono andato da Sephora, a Mestre, e ho scoperto che la Yes to Carrots è solo una delle linee della YES to.
Mi sono preso un burrocacao anche io, visto che le mie labbra con il freddo non solo si seccano, si tagliano proprio (e in questi giorni c'è un ventaccio da bestemmia perpetua) e l'ho trovato davvero buono.
Così, me ne sono tornato a casa e ho curiosato in giro per il web.
Questo è quanto ho scoperto.

La linea YES to è relativamente giovane e fa parte di quei prodotti biologici, amichevoli verso il già malconcio ambiente e non testato sugli animali.
I prodotti sono sviluppati pensando alle pelli sensibili (sono testati per essere totalmente anallergici) e miste (con tendenze, di volta in volta, ad arrossarsi, imbrufolirsi, seccarsi, vedete voi qual'è il vostro caso).

In questi prodotti ci sono:
  • frutta e verdura organiche, non trattate chimicamente
  • estratti naturali
  • olii essenziali
  • un sacco di vitamine

In questi prodotti non ci sono:
  • parabeni - conservanti a basso costo largamente usati nella cosmesi. C'è un ampio dibattito sulla loro pericolosità, legata soprattutto ad un ipotetico effetto cancerogeno. Certo però è che bene non fanno.
  • petrolio - ci sono tanti derivati del petrolio comunemente usati nei cosmetici, come vaselina e paraffina. Non fa bene né a voi né all'ambiente.
  • SLS - tensioattivo addensante usato spesso come schiumogeno negli shampoo e perfino nei dentifrici. Anche qui ci sono ipotesi che sia cancerogeno. Pare siano state smentite... ma è pur sempre un componente usato negli sgrassatori per pavimenti, quindi tanto delicato non è (su SLS e SLES farò un post dedicato più avanti)
  • ftalati - spesso usati negli smalti per unghie, come solventi nei profumi, in molti tipi di lacche e addirittura spray per il corpo. Provocano danni a fegato, reni e polmoni.
Come già detto, il marchio comprende diverse linee di prodotti, ognuna basata su un diverso componente principale. In tutte le linee troviamo creme giorno e notte, struccanti, esfolianti, creme e gel per il contorno occhi e maschere per il viso. Più qualche cosuccia mirata a seconda delle linea.

Yes to Carrots
La linea alla carota è ideata pensando alle pelli che vanno da normali a secche. Sono prodotti nutrienti e protettivi, che sfruttano le proprietà rimpolpanti della carota, arricchiti con burro di karitè e olio di mandorle.

Yes to Tomatoes
La linea al pomodoro è per i brufolosi o per chi tende comunque ad avere la pelle grassa. Il pomodoro unge da seboregolatore e ha proprietà astringenti. Quindi, inibisce la produzione di grasso e chiude i pori dilatati. Per un'azione più efficace, include acido salicilico e estratti di nocciola.

Yes to Cucumbers
Il cetriolo (non cocomero, cetriolo), è dedicato alle pelli sensibili e ai capelli tinti (ovvero, è la linea che vorrei provare io). E' adatto per le pelli che tendono ad irritarsi, screpolarsi o arrossarsi, ma anche per chi ad esempio ha il problema delle occhiaie e gonfiori intorno agli occhi o problemi di allergie. Oltre al cetriolo ci trovate dentro anche tè verde e aloe, hanno anche loro proprietà emollienti e rinfrescanti.

Yes to Blueberries
La quarta e ultima linea è per chi è un po' più avanti con gli anni (le altre tre danno il loro meglio sulla pelle giovane). Il mirtillo ha proprietà rassodanti e antiossidanti, ed è l'ideale per ridare tono alla pelle e attenuare piccole righe e imperfezioni.

Che altro dire?
Ah, si, che non costano poco. Ma da quello che ho letto in giro durano a lungo, fanno un gran bene e sarebbe ora di vere un occhio di riguardo circa i componenti di questa categoria di prodotti.

Latte vegetale

E' più facile da digerire, costa meno, aiuta l'ambiente... almeno provatelo

L'ultimo pallino che ho in testa è quello di escludere anche il latte da quello che mangio.
Perché?
Perché il ciclo produttivo fa schifo e perché, per quanto la pubblicità ci martelli dicendo che il latte fabenehatantocalcioèindispensabile, ci sta raccontando una mezza balla. Infatti, se è vero che il latte è ricco di calcio e altre sostanze utili, è anche vero che il nostro corpo non è in grado di assimilarle, o meglio, ne assimila una piccola parte.
Dopo lo svezzamento infatti perdiamo gradualmente gli enzimi in grado di estrapolare le sostanze nutritive dal latte. Se ci pensate, siamo gli unici mammiferi che continuano ad assumere questo alimento anche dopo la fase di allattamento.
E no, non fa bene darlo nemmeno ai gatti.

Però, mi scoccia togliermi il piacere di un sorso di latte di tanto in tanto (per quanto io en consumi davvero poco). Per mia fortuna, apprezzo latte di riso e simili (quello di soia è quello che mi piace meno, ma ce ne sono tanti altri tipi).
Ma il latte vegetale costa un botto.
Quindi, come fare?
Semplice, ci si può fare il latte in casa. E non servono macchinari particolari (esistono, ma sono costosi e se non siete accaniti consumatori di latte secondo me non en vale la pena).

Detto questo, iniziamo con le ricette!

LATTE DI RISO
Il più facile ed economico da preparare!

  • 100 grammi di riso (meglio se integrale)
  • 1 litro di acqua
Lavate il riso e mettetelo in pentola a pressione con un pizzico di sale e acqua (potete farne quanto volete, l'acqua deve essere dieci volte tanto la quantità di riso). Appena la pentola a pressione inizia a fischiare, abbassate il fuoco e lasciate cuocere per due ore.
Filtrate il tutto con un colino o una garza.


  • 1 bicchiere di riso integrale
  • 500 ml di acqua
Lasciate il riso a mollo tutta la notte, il giorno dopo frullate e passate al colino.


LATTE DI MANDORLE
Più difficile da preparare e più costoso.

  • 300 grammi di mandorle
  • 1 litro di acqua
Date una scottata alle mandorle in acqua bollente e togliete la pellicina (la parte più rognosa della ricetta è questa). Frullate le mandorle aggiungendo se serve un po' di acqua finché il composto non sarà omogeneo.
Aggiungete il litro di acqua (calda) e lasciate macerare qualche ora.
Filtrate con il solito colino o garza.


Volendo, invece di scottarle, si possono lasciare a mollo le mandorle per una notte; la pellicina si stacca facilmente e aumentano i valori nutritivi e la digeribilità.


LATTE DI ORZO
Molto simile come procedimento al latte di riso.

  • 100 grammi di orzo perlato
  • 1,2 litri di acqua
Mettete tutto in pentola a pressione e cuocete, dal fischio, per due ore a fuoco basso. Filtrate con colino o garza.
Questo latte è un ottimo rimedio per il raffreddore e il mal di gola.

  • 250 grammi di orzo mondo
  • 4 litri di acqua
Fate bollire l'orzo, avvolto in una tela di mussola, in 4 litri di acqua per 6 ore e mezza, coperto ma lasciando uno spiraglio per il vapore.


LATTE DI AVENA
Anche questo è simile al latte di riso, ma i rimasugli solidi sono più buoni ed utili, ci potete fare un porridge.
  • 300 grammi di avena
  • 2 litri di acqua
Lasciate in ammollo l'avena per qualche ora, poi cuocete in pentola a pressione in due litri di acqua e un pizzico di sale per due ore a partire dal fischio.
Al solito, filtrate il tutto ed avete finito.


LATTE DI SOIA
E' brigoso da fare e a me non piace!

  • 300 grammi di soia
Lasciate a mollo la soia per 24 ore in due litri di acqua. Scolateli, metteteli in pentola con una quantità di acqua pari a tre volte il loro volume. Frullate e mettete a fuoco vivo la pentola, cuocendo per un quarto d'ora a partire dal momento di ebollizione. Filtrate l'impasto così ottenuto.
Per correggere il sapore fagioloso del latte così ottenuto potete aggiungere cannella, vaniglia, uvetta, scorza di agrumi grattugiata o malto di orzo.


LATTE DI COCCO
Avrei voglia di provarlo... dipende da quanto sa di cocco. A me il cocco gusta poco.
  • una noce di cocco matura o polpa di cocco
Procuratevi del cocco, estraete la polpa e frullatela finemente. Mettetela in una ciotola e coprite a filo (quindi che sia appena coperta) con acqua bollente.
Lasciate riposare almeno un'ora.
Filtrate con un panno o una garza strizzando ben bene; da un cocco medio si ottiene circa mezzo litro di latte.
La polvere rimasta la potete usare come meglio preferite, non si butta via niente!

E questo è quanto.
Ho riportato le ricette più semplici che ho trovato, che non richiedessero attrezzature particolari o ingredienti di difficile reperibilità (tipo la pasta di mandorle, che qui al nord si trova solo in negozi specializzati).
Nei prossimi giorni sperimenterò.

L'Ultimo Unicorno

Un pezzo della mia infanzia. Quanti ricordi, cacchio.

Oggi rispolvero un pezzo della mia infanzia, facendo conoscere anche a voi il mio lungometraggio animato preferito (ora come da bambino): L'Ultimo Unicorno.
All'epoca lo avevo in VHS, registrato da non so che misconosciuto canale, e in alcuni punti era un bel po' rovinato. Ora come ora, non so che darei per averlo originale.
Il film è datato 1982, ed è frutto di una colossale collaborazione tra USA, Regno Unito, Giappone e Germania, che hanno trasposto come lungometraggio il romanzo omonimo datato 1968 di Peter Soyer Beagle, uno scrittore fantasy americano, che si è occupato personalmente della sceneggiatura del film.
E' che la sceneggiatura sia curata dall'autore del libro si vede. La storia segue fedelmente il romanzo, omettendo solo passaggi non strettamente legati alla trama principale.
Come se non bastasse, il doppiaggio originale ci presenta personaggi d'eccezione: Mia Farrow, Angela Lansbury e Cristopher Lee, tanto per citarne qualcuno.

Per quanto riguarda la trama stessa, inizia in modo molto semplice.
Un unicorno un giorno sente due cacciatori parlare del fatto che lei sia l'ultimo esemplare della sua specie. Tormentata dal dubbio, parte per un lunghissimo viaggio che la porterà a scoprire la verità circa i suoi simili.
Ve l'avevo detto che era semplice.
Ma per tutto il film, la vedremo vagare per un mondo nel quale la magia e la fantasia stanno svanendo dall'immaginario dell'uomo, dove le persone non sanno distinguere tra finzione e vero incanto.
I veri problemi iniziano quando la nostra protagonista si troverà trasformata suo malgrado in una donna, senza possibilità di tornare alla sua vera forma. Solo ora comincerà a sperimentare sentimenti come il rimpianto, la malinconia, la tristezza, il dolore e l'amore, emozioni estranee agli unicorni, creature immortali e superiori ai sentimenti più prettamente umani. E, lentamente, i ricordi delle sue origini cominceranno a svanire.

A livello grafico, si vede che il lungometraggio è stato sviluppato da Paesi così diversi tra loro. Ci sono la qualità e il budget dei film statunitensi, le atmosfere e i colori cupi ed evocativi dell'animazione inglese, e un design dei personaggi con tratti e caratteri visivi marcati tipicamente crucco... ma disegnati con un gusto e uno stile più propriamente giapponesi.
Tutto questo contribuisce a creare un'atmosfera surreale, onirica e malinconica, complici anche le stupende musiche interpretate dagli America.
I personaggi emaciati e scarni, fortemente "materiali", caratterizzati da colori scuri, creano un forte contrasto con l'unicorno, disegnato con uno stile etereo e un colore bianco puro, sottolineando come il mondo degli umani si stia allontanando sempre di più da quello dei miti e delle leggende: il primo è gretto, sporco, venale, il secondo è innocente ed incontaminato, valori ai quali l'uomo non riesce più ad avvicinarsi.

Tutta la pellicola è intrisa, dall'inizio alla fine, di una profonda malinconia. La storia, le voci, le musiche, i colori e le ambientazione ricreano un'atmosfera struggente e incantata.
Potrei dilungarmi ancora, ma preferisco concludere con un: guardatelo.
Non è così facile da reperire, ma ne vale davvero la pena, a parer mio è uno dei tanti capolavori sconosciuti che meriterebbero di essere apprezzati da tutti.

L'Erba del Vicino

Spremuta di Hulk

Ho finito proprio oggi la bottiglietta di "L'Erba del Vicino", un gel da doccia che mi è durato un bel po'.
E' stato il primo (e per ora unico) prodotto di questa categoria che ho provato, non per motivi particolari, semplicemente perché c'era sempre qualcos'altro che attirava la mia attenzione (o l'attenzione del mio naso) e quindi i gel da doccia li avevo sempre lasciati in disparte.
Alla fine ne ho provato uno, e tra le varie possibilità ho scelto appunto L'Erba del Vicino, attirato dalla fragranza: a me l'odore di erba tagliata piace davvero tanto.

Lush ci dice:
Anche se l'erba del vicino è più verde della vostra, voi lo farete diventare verde d'invidia con questo imbattibile gel doccia: una vera manna per la pelle e una delizia per le narici. Il suo profumo ha tutta la vivacità  di una radiosa mattina d'estate in campagna con l'erba appena tagliata, ed è fatto con succo fresco di Erba di Grano, un ingrediente prezioso, ricco in vitamine e sali minerali, usato sin dai tempi antichi per le sue proprietà antiossidanti e nutritive. Per un effetto ancora più solare, abbiamo aggiunto un pizzico bergamotto e neroli per i loro benefici influssi sullo spirito.

E profuma veramente di erba, per quanto, anche durante la doccia, abbia una fragranza molto discreta. Al contrario di altri prodotti Lush, non vi invaderà l'intero bagno con il suo profumo.
In ogni caso, è una fragranza particolare, che non penso possa piacere a tutti. Potrei dire che sa di campagna (senza letame eh!) e io che in mezzo ai campi ci sono cresciuto, ho apprezzato. Sa di erba, di siepe, di frumento. Su di me questi odori hanno un effetto davvero rilassante e fare la doccia con questo gel è un piacere, soprattutto dopo una giornata faticosa.
E' un prodotto delicato, adatto anche a chi ha la pelle sensibile... di contro, lo sconsiglio ai puzzoni: oltre alla profumazione discreta, discreta è anche la capacità di togliere gli odori. Per il post-palestra rivolgetevi ad altro.
Come effetti sulla pelle è buono ma non eccezionale: ha proprietà emollienti che calmano rossori e pruriti, elasticizza i tessuti, ma è lungi dal fare miracoli.
Un altro appunto... c'è scritto che volendo si può usare anche sui capelli, ci ho provato e come shampoo lo trovo disastroso.

Quindi, in sintesi: mi è piaciuto. E' rilassante, piacevolissimo e assolutamente unisex. Però non mi ha davvero entusiasmato... diciamo che è buono ma non indimenticabile!


Cosa ci trovate dentro (esattamente):
Acqua (Aqua), Sodium Laureth Sulfate, Sodium Cocoamphoacetate, Succo Fresco di Germe di Grano (Triticum vulgare), Lauryl Betaine, Acqua di Clorofillina(CI 75810, Aqua), Profumo (Parfum), Propylene Glycol, Olio Essenziale di Sandalo (Santalum austro & Santalum spicatum), Sandalwood Oil (Santalum austro-caledonicum vieill and Fusanus spicatus), Olio Essenziale di Bergamotto (Citrus Aurantium bergamia), Olio Essenziale di Neroli (Citrus Aurantium amara), Sale Marino (Sodium chloride), *Coumarin, *Geraniol, *Limonene, *Linalool, Methylparaben.

Quanto vi costa: 
Bottiglietta da 100g € 7,95
Bottiglia da 250g  € 15,95
Bottiglione da 500g € 28,10 
Per provare ho preso quella piccolina, è durata abbastanza; il gel è parecchio denso, fa schiuma e ne basta poco. 


LUSH.IT  
date un'occhiata al sito della Lush, mi raccomando,
è tutta robbba bbbuona per voi e per l'ambiente!