Gulden Draak

I draghiiiiiiiiii
 Ieri era il mio compleanno, e mi sono sentito in dovere di festeggiarlo con una Gulden Draak.
Questo prodotto viene dal Belgio, e d'inverno me ne concedo un bicchiere spesso e volentieri. Molti la definiscono una "birra da cavalieri". No, non nel senso di gentiluomini, intendo proprio quelli in armatura che vanno in giro a salvare fanciulle indifese.
E' impossibile non notare la bottiglia della Gulden Draak (lettaralmente "drago dorato"), su uno scaffale: tozza e bianca, con una banda nera sulla quale spicca un drago dorato. Questa birra prende infatti il nome dalla statua raffigurante un drago che possiamo trovare a Gand, capoluogo delle Fiandre Orientali, in Belgio. Il monumento è antico di secoli e sembra essere di origine norvegese, oggi viene considerato il simbolo della potenza e libertà della città.
Con un logo del genere, ci si aspetta una signora birra. Comincio con il dirvi che questa birra, prodotta dalla Brouwerij Van Steenberge a Ertvelde (Fiandre Orientali), nel 1998 si è guadagnata il titolo di birra più gustosa del mondo, a sentire quelli dell'American Tasting Institute.
La Gulden Draak è una Abbey Tripel scura, categoria di birre monastiche prevalentemente belghe. Sono caratterizzate da elevato tenore alcolico, note di frutta, sapore complesso e ricco con sensazioni vellutate al palato. La Gulden Draak non fa eccezione e, se sapete cosa aspettarvi da una tripel, non vi deluderà di certo, a partire dalla gradazione alcolica: 10,5%.
A seguito della prima fermentazione, questa birra viene rifermentata, utilizzando lieviti del vino, caratteristica che rende il sapore di questo prodotto per certi versi simile a quello del vino rosso.
L'ideale per questa birra è un bicchiere a tulipano grande. Versatela in due volte, inizialmente alla maniera classica, con il bicchiere inclinato, per poi raddrizzarlo e finire versandola al centro, in modo che si formi una buona dose di schiuma.

Il rosso rubino di questa birra è scuro, profondo e invitante, con riflessi di un rosso più acceso. Nonostante la rifermentazione in bottiglia si presenta come una birra limpida, senza sedimenti. Produce una schiuma densa color nocciola chiara, persistente, che si attacca ai bordi del bicchiere. Le bollicine, seppur visibili, non sono presenti in quantità eccessiva, e fanno pensar ad una birra non eccessivamente frizzante.

E' bene lasciar prendere aria a questa birra prima di provarne il profumo, per lasciare che sprigioni tutti i suoi aromi. Ha un profumo fine ed elegante di malto, con un sentore leggermente dolce, di frumento, di legno secco, con un tocco appena accentuato di frutti rossi e caramello. Il tutto perfettamente bilanciato a creare un aroma inviante, che preannuncia il gusto pieno ma non arriva ad essere pesante. E' presente anche un sentore alcolico che ci mette in guardia sulla gradazione di questa birra, ma senza essere fastidioso.

Al primo sorso si distingue nettamente l'alcol, accompagnato da un sapore dolciastro e leggermente speziato.
Tutto questo viene immediatamente spazzato via da una frizzantezza inaspettata ed invadente, che pulisce il palato facendone pizzicare i lati, al quale segue il sapore intenso, strutturato, pieno e corposo di questo prodotto. L'alcol torna a farsi sentire, ricordandoci che si tratta di una birra forte: per certi versi ricorda quasi un vino rosso. Ma qui si distinguono malto, spezie, frutta e note leggere di caffè, che rendono il sapore, dolce in prima battuta, leggermente più amaro e che ci convincono che si, stiamo bevendo birra, non vino.
Il finale la discosta ulteriormente dal vino, in quanto è lungi dall'essere secco: è corposo quanto il gusto generale, anche se con sensazioni più amare. Mi sento di dire che "impasta" quasi la bocca, ma non in senso negativo: lascia una sensazione gradevolmente vellutata che permane a lungo, così come il retrogusto amarognolo con un leggero sentore di liquirizia.

Nell'insieme è una birra con un sapore intenso, gradevolmente amaro, forse la mia belga preferita. La rifermentazione particolare le conferisce un gusto unico nel suo genere, bilanciato ad arte, e nonostante il tenore alcolico elevato si fa bere con relativa facilità, anche se spingersi oltre la classica bottiglia da 33cl sarebbe forse eccessivo. Questo prodotto impegna il palato e va gustato con calma; sono del parere che berne una quantità eccessiva porterebbe a trovarla stomachevole, per la complessità e la pienezza del suo sapore.
Per apprezzarla al meglio consiglio di gustarla non troppo fredda, e di lasciarla respirare qualche minuto nel bicchiere, dà il suo meglio intorno agli 8-10°C. 
Non mi sento di sconsigliarla a chi ama i sapori delicati o non gradisce il sapore dell'alcol: come ho già detto, si fa decisamente sentire, e diventa più intenso man mano che si continua a bere: quando la birra inizia a scaldarsi tutti i sapori si fanno più intensi, compreso anche quello alcolico.

Questa birra è ideale con i dolci a base di creme, cioccolata e caffè, o in generale con la cioccolata fondente. Si pesta bene anche ad essere consumata come aperitivo e abbinata a piatti dal sapore corposo, come carne rossa arrosto, selvaggina e risotti particolarmente ricchi (ad esempio con la salsiccia). E' un'ottima aggiunta durante la cottura del maiale. Secondo me non si addice bene ai formaggi, fatta eccezione per quelli piccanti, alla carne bianca e alla verdura. Con il pesce assolutamente no.
D'inverno, poi, è un'eccellente birra da meditazione da sorseggiare mentre si legge un libro o si è in compagnia degli amici (con una doverosa nevicata fuori dalla finestra).

Se un forte tenore alcolico non vi spaventa, provatela: il gusto complesso ma in perfetto equilibrio tra dolce e amaro la rendono estremamente interessante per tutti gli amanti dei sapori ricchi e delle birre con una forte personalità.