Shadow of the Colossus

Un'avventura senza tempo e senza eguali

Oggi volevo parlarvi di un gioco ormai vecchiotto per PlayStation 2.
E' uscito per la prima volta in Giappolandia nell'ottobre 2005, ma con la velocità con cui si sviluppano le teconlogie attualmente lo si può considerare appunto già "vecchiotto", anche se si parla in fondo di sei anni fa.
A dispetto della grafica, che un videogiocatore abituato agli standard delle ultime console potrebbe giudicare approssimativa e sorpassata, è uno di quei titoli che mi è rimasto nel cuore e che a parer mio può ancora regalare emozioni e sensazioni di gran lunga superiori della maggior parte dei titoli attualmente in commercio.

Sto parlando di Shadow of the Colossus, un'avventura senza tempo che non è paragonabile a nient'altro a cui io abbia mai giocato.
Della trama posso dire poco, proprio perché il gioco stesso poco spiega nel prologo, e poco altro saprete una volta conclusi i titoli di coda.
Ci troveremo nei panni di Wander, un giovane che ha compiuto un lunghissimo viaggio, sconfinando nelle Terre Proibite, per resuscitare la sua amata, di cui trasporta la salma. Di lei sappiamo solo che è una principessa, ma non ci viene detto nè come nè perché sia morta.
Wander prega la divinità Dormin che la riporti in vita; l'entità risponderà che è possibile solo distruggendo le statue del salone principale del tempio. Esse però non possono essere scalfite da mano o arma umana: crolleranno solo quando la creatura che esse rappresentano verrà uccisa.
E' l'inizio di un'avventura senza precedenti e senza paragoni.

Il gameplay è inusuale: disponiamo solo di una spada e di un arco e non ci verranno date altre armi nel corso del gioco. L'interfaccia è semplice: una barra vitale e un cerchio che rappresenta la resistenza. Potremo aumentarli, ma non ci viene mai detto come, sta alla curiosità del giocatore scoprirlo. La stessa cosa dicasi per alcuni movimenti particolari, come saltare dal cavallo in corsa, cavalcare lateralmente aggrappati alla sella o sferrare un colpo a mezz'aria.
Un altro appunto merita la conduzione del cavallo: si comporta come un animale vero, necessita di essere regolarmente spronato per mantenere una velocità sostenuta, la reazione al comando di curvare non è immediata ma graduale, e essendo troppo vicino ad un colosso si spaventerà, impennandosi e cercando di fuggire. Ci vuole un po' prima di riuscire a padroneggiarlo perfettamente.

Per ogni ceatura da sconfiggere, ovvero per ogni Colosso, Dormin ci darà un indizio sulla sua natura. Ora dovremo trovarlo e la spada ci sarà d'aiuto. Alnzandola in un'area illuminata e trovando il giusto orientamento, rifletterà la luce nella direzione in cui si trova la nostra preda.
Ma raggiungere il covo dei Colossi non sarà semplice. Ci aspettano lunghe cavalcate in questa terra desolata, alla ricerca di un modo per arrivare alla meta. Perché la spada ci indica la direzione da seguire in linea d'aria... ma ci troveremo di fronte montagne, passi sbarrati, cascate e foreste...
Questo fa dell'esplorazione parte fondamentale del gioco. Lunghissimi viaggi attraverso gli scenari più disparati: aride gole, torridi deserti, buie foreste e sconfinate praterie.
Sconfinato è l'aggettivo che più mi sento di attibuire al gioco. Lo scenario sembra non finire mai, per quanto sia vasto e vario.... e assolutamente deserto. Wander e il suo cavallo Agro sembrano essere le uniche forme di vita che popolano il gioco, ad eccezione dei Colossi e di piccole creature come tartarughe, lucertole, pesci e uccelli. La sensazione di totale solitudine è accresciuta dall'assenza di musica nelle fasi esplorative e di ricerca: nostri compagni saranno il soffio del vento e l'incessante, ritmico rumore degli zoccoli di Agro (che si adatterà al tipo di terreno su cui stiamo passando: roccia, erba, terreno, sabbia e così via).
Non sentiremo mai parlare, ad eccezione delle poche parole rivolteci da Dormin, questa divinità incorporea che non ci mostrerà mai la sua forma e che parla una lingua sconosciuta, con più voci, sia maschili che femminili, che si sovrappongono.

Al contrario, gli scontri con i Colossi ci offriranno musiche maestose e di incredibile atmosfera. E ci daranno da pensare. Infatti queste enormi creature sono invulnerabili fatta eccezione per pochi punti deboli. Dove sono e come raggiungerli starà a noi scoprirlo, sfruttando il nostro ingegno, la conformazione dell'ambiente circostante e l'aiuto del nostro fido destriero.
E ogni volta che sconfiggeremo un Colosso, sarà un'enorme soddisfazione... accompagnata da un pizzico di senso di colpa nel vedere l'immensa creatura che si accascia al suolo, che noi abbiamo ucciso esclusivamente per scopi personali.

Il gioco dà diversi spunti su cui riflettere: l'egoismo umano, la sua arroganza e la futilità delle sue azioni. Ci sono molti esempi di corrispondeze grande-piccolo. Un enorme tempio centrale e tanti tempietti sparsi nello scenario. E' possibile trovare un gigantesco albero morto, in contrasto con tutti quelli normali che trovaremo all'interno del gioco. Inoltre, se notate, ogni Colosso è una mastodontica e mostruosa riproduzione delle creature che vagano attraverso le Terre Proibite, come già detto lucertole, pesci, uccelli, serpenti... fino a simulare gli stessi Wander e Agro. Metafora di come una cosa quando diventa troppo grande diventi malvagia o piuttosto di come di front a creature simili l'uomo si senta in dovere prima di recluderle e poi di ucciderle? A voi la scelta.

Un'altra chicca è la divinità stessa. Dormin è infatti "Nimrod" letto al contrario. Nimrod, secondo alcune leggende fu il costruttore della Torre di Babele; non è un caso che il Sacrario del Culto del gioco sia un'immensa torre, visibile da ogni punto della mappa. Nimrod venne smembrato e divenne il Dio del Sole, oltre ad essere punito con l'impossibilità di comunicare, condannato a parlare una lingua incomprensibile. Dei dialoghi di Dormin ho già parlato, è interessante ora aggiungere che quando rivolgiamo lo sguardo alla divinità, la voce proviene da un foro nel soffitto del Sacrario... dove vediamo soltanto la luce del sole. Non è chiaro se i Colossi siano manifestazioni della divinità, sue parti corporee e piuttosto sigilli che impediscano che lasci le lande dove è stata segregata.

Inutile dire che un gioiello del genere ha vinto diversi premi (ve li riporto schematicamente da Wikipedia):

  • Wander è salito al quarto posto nella classifica dei primi 10 "Eroi" di GameInformer
  • Shadow of the Colossus ha vinto il Best Art Design ed è arrivato terzo nella classifica dei migliori giochi del 2005 della rivista Playstation Magazine
  • Shadow of the Colossus ha corso per il premio del gioco del 2005 per la PlayStation 2 per la rivista Electronic Gaming Monthly, ha anche vinto il premio come miglior boss finale. La cosa curiosa è che il premio è stato assegnato come "Qualunque cosa presente in Shadow of the Colossus"
  • Shadow of the Colossus ha vinto il premio Outstanding Achievement in Art Direction, ed è stato nominato per il premio gioco dell'anno dalla Academy of Interactive Arts and Sciences.
  • la Game Developers Conference Awards ha premiato Shadow of the Colossus con ben cinque premi: Game of the Year, Best Game Design, Best Character Design, Best Visual Arts e Innovation Awards.
  • Il cd contenente le musiche del gioco ha vinto nel 2005 il premio "Soundtrack of the Year" per la rivista Electronic Gaming Monthly.
  • Shadow of the Colossus non ha vinto nel 2005 nessun premio per GameSpot, ma ha partecipato a quattro premi: Miglior musica originale, Migliore grafica artistica, Miglior gioco per PlayStation 2 e il poco onorevole Peggior Frame Rate.
Niente male considerando la giovane età del suo ideatore, vero?

Il gioco vi impegnerà tra le dodici e le venti ore per ultimarlo (dipende da quanto andate a ficcanasare in giro). Ma una volta finito vi si apriranno diverse possiblità: potete rigiocarlo in modalità più difficile, i Colossi avranno punti deboli in posizioni diverse, saranno necessari più colpi e infliggeranno più danno. Inoltre saranno sbloccate le sfide a tempo, che ci consentiranno di ottenere nuovi oggetti e armi, oltre che a cambiare il colore di Agro.

Detto questo non posso fare altro che invitare anche voi a intraprendere questo lungo, lunghissimo viaggio.