St. Bernardus Abt 12

Questa signora birra sa il fatto suo
Ormai la sera fa fresco, c'è bisogno di una giacchetta, la gente si siede sempre di più all'interno dei locali piuttosto che fuori,  a me vien voglia di bere qualche birra dal sapore un po' più deciso.
Così ieri mi sono buttato su una bottiglia di St. Bernardus Abt 12, sperando per il meglio. E' una birra di abbazia rifermentata in bottiglia e invecchiata almeno tre mesi prima della messa in commercio.
Ha un insolito colore ambrato, carico a tal punto da risultare marrone (pur restando una birra di abbazia), e il rispettabilissimo tenore alcolico del 12%. Quindi se non ci state attenti vi troncherà le gambine in men che non si dica.
La schiuma è cremosa, abbondante, mediamente persistente e piacevolissima. E' necessario aspettare qualche minuto, prima della degustazione, per far prendere aria al prodotto e lasciare che sprigioni tutti i suoi profumi.
Non va consumata fredda, meglio de dagli 8 gradi in su: versatela in un bicchiere ampio (meglio un baloon), lasciatela lì per un po', e iniziate avvicinandola "di naso".

La personalità di questa birra si fa sentire fin dall'odore. Infatti ci invaderà il naso con un miscuglio di profumi che includono frutta autunnale, malto ben tostato, grano maturo, frutta secca, note leggermente affumicate e un fine sentore alcolico.
Mescolati insieme creano un profumo complesso che ci mette già nell'ordine di idee di avere a che fare con una birra saporita e corposa.
All'assaggio si rivela essere discretamente frizzante e speziata, facendo pizzicare gradevolmente la punta della lingua.
Subito dopo le nostre papille gustative verranno bombardate da un sapore incredibilmente complesso e pieno. Sentiremo subito il sapore corposo del malto, al quale saranno accostati una miriade di sentori secondari che rendono questo prodotto estremamente difficile da descrivere.
Innanzi tutto, non è una birra particolarmente amara, ma è lungi dall'essere dolce. Ha un sapore pastoso che si attacca a lingua e palato. Sorprendentemente il tono alcolico passa in secondo piano, lasciando spazio ad aromi di frutta secca, fichi, miele, il tutto accompagnato da un caratteristico sapore dolce in partenza ed amaro sul finale tipico del caramello.
Dopo il gusto complesso e fruttato, anche il retrogusto che si lascia dietro è persistente e non particolarmente fresco. Lascia infatti in bocca un sapore che ricorda quasi il ferro, penso che molti non gradiranno.
E di nuovo ci troveremo spiazzati nell'avere in bocca una sensazione che non sapremo se definire amara o dolce visto che, oltre a questo sapore ferroso, troveremo un sapore erbaceo e amarognolo che si confronta con qualcosa che somiglia alla banana.
Nel complesso non è una birra particolarmente dissetante e piuttosto pesante, non tanto per il tenore alcolico (anche se vi assicuro che dopo un paio di bicchieri si farà sentire di prepotenza), quanto per il suo essere così saporita e difficile da approcciare.

Ad una birra con un carattere del genere bisogna accostare un cibo che sappia il fatto suo. Via libera alla selvaggina, alle carni rosse, agli spezzatini e ai brasati. Ottima anche con formaggi molto stagionati o piccanti. Secondo me si addice bene anche a verdure molto saporite e ben condite, come melanzane, peperoni e cipolle in umido o al forno.
La sconsiglio invece con la pasta e con i dolci.

La consiglio agli amanti dei sapori strutturati e marcati e a coloro che bevono gustando e non tracannando.
Se dovessero chiedermi di dire in poche parole di cosa sa questa birra, direi che sa di autunno. Più precisamente di bosco autunnale, sia nell'odore che nel sapore.
E' una birra bonaria che ispira calore e simpatia, come un falò in pieno ottobre sul quale arrostire le castagne o un frate bonario e ciccione da novella medievale.
Come già detto si può bere durante i pasti, con i giusti abbinamenti, ma per quel che mi riguarda la ritengo più che altro una birra da "meditazione", da sorseggiare in autunno o in inverno, senza fretta.