Il circo dei gatti di Vishnu

Un futuro fin troppo prossimo
 Dopo il libro del mese scorso, torniamo ad orientarci verso qualcosa di più maturo.
Non fatevi ingannare dal numero esiguo di pagine di questo libro, dentro c'è di tutto e di più, ed è un ottimo punto di partenza per fare la conoscnza i un autore di tutto rispetto.
Ian McDonald è un affermato scrittore di fantascienza britannico. Di padre scozzese e madre irlandese, vive oggi a Belfast ed ha vinto prestigiosi premi letterari, come il Philip K. Dick Award e un Prmio Hugo.
Il circo dei gatti di Vishnu è il suo ultimo libro pubblicato in Italia.
Classificato come romanzo di fantascienza, è ambientato in un futuro distopico inquietantemente vicino a noi. Fa parte di un ciclo di sette racconti scaturiti dalla penna di Ian McDonald, iniziato nel 2004 con River of Gods e atto ad esplorare l'evoluzione tecnologica dell'India.
Nonostante gli sporadici riferimenti alle opere precedenti e all'ambientazione comune, è perfettamente fruibile anche a sè stante.
Datato 2009 e pubblicato per la prima volta in Italia nel 2011, il libro è stato candidato al Premio Hugo nel 2010 e vincitore del BSFA (British Science Fiction Association) Award.
Dopo avervi (mi auguro!) convinti della qualità del libro, passiamo alla trama.
Nell'India del 2025 nasce un bambino speciale, al quale viene dato il nome di una divinità: Vishnu. E' stato creato in provetta, geneticamente modificato per avere un'intelligenza e una memoria sovrumane. E' immune alla maggior parte delle malattie, bello, carismatico, e destinato ad avere una vita lunga il doppio rispetto a quella di una persona comune.
Vishnu è stato progettato a tavolino per essere un dio, un appartenente ad una nuova razza, i Bramini, destinati a condurre il Paese in una nuova età dell'oro.
Com'è possibile, allora, che un tale semidio sia ridotto in miseria e conduca un umile circo di gatti ammaestrati? A raccontarlo è lo stesso Vishnu, mentre fa esibire i propri felini, ai quali ha dato il nome di divinità Indù, in numeri sempre più sorprendenti.
Racconta la propria vita, senza enfasi, orgoglio o vergogna, della sua infanzia da bambino consapevolmente viziato e privilegiato e della sua progressiva presa di coscienza, di come un'intelligenza artificiale superiore abbia cercato di controllare gli esseri umani attraverso nanomacchine grandi come granelli di polvere; racconta di come ha visto il proprio Paese e il mondo intero scivolare in una fossa tecnologica senza via d'uscita e di come anche i prodigi che oggi appaiono insuperabili e divini, domani potrebbero essere già scontati ed obsoleti.
Per essere un romanzo breve, è denso di avvenimenti e offre numerosi spunti di riflessione. Comincio con il farvi notare come il tutto sia ambientato nel 2025. Siamo lontani dai vecchi romanzi di fantascienza, ambientati tra centinaia di anni, in mondi futuri irraggiungibili. No, Ian McDonald, con questo libro, ci sta dicendo "Ragazzi, il futuro è qui. Ci siamo.". Il che rende tutto il libro vagamente inquietante: gli eventi narrati in esso sono sì fantascientifici, ma ben strutturati, apparendo non del tutto impossibili, soprattutto considerando la velocità del progresso tecnologico odierno.
Cosa fareste se poteste programmarvi un figlio a piacimento? Probabilmente alto, bello, intelligente, carismatico, dalla salute intaccabile. E avendo un figlio del genere, vorreste per lui una carriera brillante... non è possibile che una persona così possa scegliere di vivere facendo lo spazzino o allevando polli.. giusto?
E ora che avete il vostro bambino perfetto e avete già sognato per lui un futuro di ricchezza, fama e potere, fermatevi un attimo.
Lo state facendo davvero per lui, o piuttosto per voi?
Parliamo quindi, prima ancora che di fantascienza, di egoismo umano, e di come le aspettative genitoriali gravino sulla vita dei figli,in un futuro dove un bambino è una cosa da sbandierare in giro e del quale vantarsi come un nuovo iPhone (e senza neppure metterci tanto cinismo, in molti casi questa è già una realtà).
Bambini oggetto destinati ad essere il futuro del Paese, a sposarsi tra loro per creare figli geneticamente superiori e migliorare la specie umana, esattamente come fanno gli allevatori coni loro animali.
Nel frattempo, abbiamo una società che si rifugia sempre di più nei mondi virtuali e che da essi diventa non solo sempre più dipendente ma diventa addirittura un tutt'uno con essi. E chi non vuole connettersi? E' libero di non farlo... ma resta tagliato fuori dal mondo. Non vi ricorda proprio niente?

Lo stile dell'autore è asciutto e diretto, ma al contempo sottile e quasi enigmatico.
Il ritmo, nonostante trascorrano anni nell'arco di una manciata di pagine è lento ma costante, come lo scorrere della Storia e le atmosfere sono limpide, quasi senza vere emozioni. Del resto il tutto è raccontato in prima persona, da un uomo la cui intelligenza e sensibilità si avvicinano al divino, il che lo porta a vedere i fatti con una sorta di pacato distacco. Questo conferisce al romanzo un sapore quasi da documento storico o da saggio, non per tutti facile da digerire. Non è una lettura così leggera, richiede concentrazione.
I personaggi che si muovono all'interno di questo breve romanzo sono tanti, e ben caratterizzati anche in poche righe. Essendo il racconto in prima persona vengono tutti filtrati attraverso gli occhi del protagonista, Vishnu. Che tuttavia percepiamo più come spettatore che come primo attore.
Vishnu, dall'alto della sua intelligenza sovrumana, è in grado di analizzare persone e situazioni ad un livello differente dall'uomo comune, rendendolo spesso distaccato e freddo; a noi arriva il suo punto di vista. Lo vedremo crescere lentamente, con una mente intrappolata in un corpo troppo giovane per le sue potenzialità e i suoi desideri e spesso vittima di una costante frustrazione, passando da neonato non ancora in grado di parlare ma già capace di elaborare fini ragionamenti,  ad un bambino con i desideri e le pulsioni di un adolescente. Quindi lo vedremo, adolescente e già saggio, iniziare a rendersi conto degli enormi e immutabili cambiamenti che incombono sulla società (e per esteso sul mondo intero), iniziare un viaggio di purificazione e redenzione.
Ma nonostante sia stato programmato per essere una divinità, resta sempre un essere umano, con i suoi affetti, simpatie ed antipatie, una persona che si porta sulle spalle il fardello di enormi aspettative da parte dei genitori e dell'intera comunità. E che viene più spesso mosso ad agire dalla curiosità, dall'egoismo o dalle pulsioni personali, più che dal proposito di fare del bene alla società che lo ha creato.
Veniamo anche a conoscenza della madre e del padre di Vishnu, e del loro passato. Lui è un uomo pacato, irresoluto, tendenzialmente passivo, è lei che conduce le redini della famiglia. Così come è lei che, per capriccio e per stare al passo con i tempi, decide che il primo figlio che ha concepito, Shiv, pur modificato geneticamente anch'esso, non era abbastanza: le nuove tecnologie sono in grado di offrire bambini migliori dei quali vantarsi di fronte alle altre madri.
Shiv, il fratello maggiore di Vishnu, viene quindi accantonato e si ritrova a crescere nell'ombra del prodigioso fratellino. Questo crea in lui un rancore profondo e cupo, che lo spingerà, negli anni, ad ideare un raffinato piano per eclissare il protagonista. E nel mondo della tecnologia in continua trasformazione, quale fine peggiore, per un prodotto commerciale e propagandistico (perché in fondo Vishnu non è altro che questo) che diventare obsoleto?
Ultimo membro della famiglia è la sorella minore, Sarasvati, bambina nata in modo naturale, per la quale nessuno ha progettato un importante e sfavillate futuro, e dalla quale nessuno si aspetta nulla. Il protagonista si lega profondamente alla sorellina e, in un certo senso, arriva ad invidiarla. Niente pesanti aspettative, matrimoni trasmessi in onda in tutto il mondo e scuole esclusive, per lei.
E poi politici, insegnanti, ministri, imprenditori: un affresco sociale, politico ed economico minuzioso, cinico e splendidamente verosimile.

La scelta di ambientare il tutto in India, un Paese in via di sviluppo con grandi potenzialità, è una novità per un romanzo fantascientifico. L'autore è ben documentato sugli usi e costumi indiani, e si crea una mescolanza inusuale di tecnologie all'avanguardia e tradizioni secolari dure a morire. Troveremo numerosi riferimenti alla mitologia Indù, strette divisioni in caste sociali e privilegi per il sesso maschile. I Bramini, la nuova generazione di soggetti modificati geneticamente, è quasi esclusivamente maschile, se viene concepita una femmina il feto viene sapientemente raschiato dall'utero e gettato. Perché un maschio con doti pressoché divine è un Bramino... una femmina è solo una femmina.

Nel complesso è un libro che consiglio: in poche pagine offre una valanga di spunti riflessivi, da quelli più evidenti riguardo al progresso tecnologico, a quelli più reconditi, che spaziano dall'egoismo genitoriale e personale, alla saggezza celata in una vita semplice, all'appartenenza di genere.
Come già detto, non i tratta di un libro così scorrevole, e a tratti assomiglia quasi ad un trattato storico, o meglio, ad uno spaccato di storia che documenta una rivoluzione degli usi e costumi sociali, in un flusso di eventi predestinato ed inarrestabile. Noi, come Vishnu, siamo ridotti a semplici spettatori.
Se cercate un romanzo di fantascienza classica con androidi, alieni, astronavi e azione rivolgetevi ad altro: qui non c'è adrenalina, si scava più a fondo.
Concludo con un'annotazione amara, ironica e vagamente inquietante (come se tutto il libro non lo fosse già abbastanza): ad un certo punto il protagonista inizia a farsi pubblicare un romanzo a puntate, nel qual predice con estrema precisione l'evoluzione (e in un certo senso degrado) tecnologica che la società subirà di lì a poco. I lettori si appassionano e accolgono il romanzo con entusiasmo, senza rendersi davvero conto che si tratta quasi di un oracolo che li mette in guardia dalla piega che prenderanno gli eventi nell'arco di pochi anni, prendendolo invece meramente come un prodotto di intrattenimento.
E se noi, mentre leggiamo questo libro, fossimo nella stessa situazione?